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Ue, Juncker: “Non possiamo lasciare l’Italia da sola”

Il presidente della Commissione Europea all’Europarlamento: “Soldi per i migranti fuori dal patto di stabilità”

 

Strasburgo – 14 dicembre 2016  – L’Italia non può essere lasciata sola a gestire gli sbarchi e le spese per migranti e profughi vanno tenute fuori dal Patto di Stabilità. Lo ha ribadito oggi il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker, intervenendo  davanti al Parlamento Europeo alla vigilia del Consiglio Europeo di domani e dopodomani. 

Secondo Juncker, nel corso di quest’anno l’Ue ha fatto “passi decisivi” per rispondere alla crisi dei profughi, anche perché “sta crescendo la convinzione che possiamo affrontare questa sfida solo insieme”. Ha quindi citato l’istituzione della Guardia di frontiera e delle coste europea, la nuova Frontex, che diventerà operativa giorni. 

Il presidente della Commissione Europea ha parlato dei risultato dell’accordo con la urchia: “In media sulle isole greche arrivano 90 rifugiati al giorno, contro i 10 mila al giorno dello scorso anno. E sono diminuite del 90% le morti nel Mediterraneo Orientale. Abbiamo aperto canali legali dalla Turchia all’Europa, facendo arrivare più di 2700 persone, ancora non abbastanza”. 

“Non possiamo però ignorare – ha aggiunto Juncker – i seri problemi nel Mediterraneo e, di fatto, in Italia. Lo dico ancora: non possiamo lasciare l’Italia da sola con le conseguenze della crisi dei profughi. E ripeto ancora una volta che i soldi che l’Italia spende per mitigare le conseguenze della crisi dei profughi non devono entrare nel conto del Patto di stabilità. Ciò che l’Italia fa per i profughi, e l’Italia fa moltissimo, non deve portare a conseguenze finanziarie negative in Italia”. 

Juncker ha quindi parlato dell’importanza degli accordi con i Paesi d’origine e di transito (aiuti e investimenti se fermano i flussi di profughi e migranti) e del piano di investimenti esterni da 44 miliardi, 88 se gli Stati membri faranno la loro parte, “per la vita e le opportunità future in Africa”. “Se tutto ciò funzionerà e se ci muoviamo velocemente – ha sottolineato – riusciremo a tornare presto a far funzionare Schengen e il sistema di Dublino”. 

 

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