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Ue. “Abolire i visti per serbi, montenegrini e macedoni”

È la proposta della Commissione europea da attivare dal 2010, ma resterebbero fuori kosovari, bosniaci e albanesi

Bruxelles – 14 luglio 2009 – Oggi la Commissione europea proporrà l’abolizione dei visti Ue per i cittadini di Serbia, Macedonia e Montenegro, offrendo una prospettiva tangibile di integrazione europea a oltre 10 milioni di persone. Ma dal provvedimento, che secondo i piani di Bruxelles dovrebbe diventare operativo dal 1 gennaio 2010, resteranno esclusi i kosovari. Anche quelli appartenenti alla minoranza serba fedele a Belgrado, nonchè i cittadini di Bosnia-Erzegovina e Albania. E se così sarà, esiste il rischio che scaturiscano nuove divisioni all’interno dei Balcani occidentali.

La decisione verrà annunciata formalmente domani, in una conferenza stampa a Bruxelles dei commissari Ue alla Giustizia, Jacques Barrot, e all’Allargamento, Olli Rehn. Nella proposta che verrà adottata l’esecutivo Ue propone di spostare Skopje, Belgrado e Podgorica dalla ‘lista nera’ alla ‘lista bianca’ dei Paesi ammessi a entrare nello spazio Schengen senza visto. I tre Paesi si sono visti riconoscere il lavoro fatto sull’introduzione dei passaporti biometrici e il rafforzamento dei controlli alle frontiere, mentre Sarajevo e Tirana sono state ritenute troppo indietro rispetto agli standard Ue.

Ovviamente la ‘promozione’ per Serbia e Montenegro è legata a una serie di condizioni, che dovranno essere rispettate prima dell’approvazione dell’abolizione dei visti da parte del Consiglio Ue e dell’Europarlamento, attesa a novembre-dicembre. In particolare, Belgrado dovrà migliorare la sorveglianza sul confine kosovaro, collaborando con la missione di polizia Ue in Kosovo (Eulex) e le autorità di Pristina, applicare correttamente la legge sugli stranieri e la Strategia sulla gestione dell’immigrazione, stanziare risorse adeguate per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, e fornire garanzie sulle procedure adottate per l’assegnazione dei passaporti biometrici ai serbo-kosovari.

Podgorica dovrà implementare la legge sugli stranieri, risolvere il problema dell’accesso ai documenti per gli sfollati e consolidare la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. "Per le persone che risiedono in Kosovo e per i cittadini kosovari le verrà istituito un Direttorato di coordinamento specifico a Belgrado, incaricato di gestire le richieste e il rilascio di passaporti", si legge nella bozza Ue. "Tuttavia, alla luce delle preoccupazioni di sicurezza legate in particolare al potenziale di immigrazione illegale, i detentori di passaporti serbi rilasciati da questo Direttorato di coordinamento specifico dovranno essere esclusi dal regime di abolizione dei visti per la Serbia", aggiunge il testo. Inoltre la Commissione propone di inserire formalmente il Kosovo nella ‘lista nera’ dei visti Schengen, mentre fino ad ora non aveva uno status separato dalla Serbia. Ma, la bozza chiarisce che si tratta di una mossa che "non pregiudica lo status del Kosovo nell’ambito della risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’Onu".

Ciò nonostante, Pristina ha accolto con soddisfazione l’intenzione di Bruxelles di trattare separatamente i serbo-kosovari, leggendovi un riconoscimento implicito dell’indipendenza kosovara da Belgrado. Il ministro degli Interni serbo, Ivica Dacic, ha reagito respingendo qualsiasi ipotesi di "riconoscimento indiretto del Kosovo", ricordando che la liberalizzazione dei visti Ue dovrà essere approvata dagli Stati membri Ue che non hanno legittimato la secessione di Pristina, ovvero Spagna, Grecia, Cipro, Romania e Slovacchia. L’opposizione nazionalista, invece, si è dichiarata insoddisfatta. "Visto che rimangono altri 15 o 30 giorni per negoziare, dobbiamo convincere l’Ue che tutti i cittadini (serbi) dovrebbero essere sulla ‘lista bianca’ di Schengen. Nessuno in Serbia dovrebbe essere discriminato", ha affermato Nenad Popovic del Partito democratico serbo (Dss).

Anche a Sarajevo, le proposte di Bruxelles hanno provocato qualche scontento. "È una decisione che crea nuove barriere nella regione", si è lamentato venerdì scorso il ministro degli Esteri Sven Alkalaj, evocando il rischio di creare "un ghetto" per i bosniaci, che "diventano cittadini di seconda classe". In Bosnia la liberalizzazione dei visti potrebbe infatti accrescere le divisioni tra le comunità etniche del Paese: serbi e croati potranno infatti accedere liberamente all’Ue utilizzando i passaporti della Croazia (che gode da tempo del libero accesso all’area Schengen) e della Serbia, mentre i bosniaci musulmani resterebbero al palo. L’Alto rappresentante della comunità internazionale a Sarajevo, Valentin Inzko, ha affermato tuttavia che il Paese potrebbe arrivare al traguardo "sei mesi dopo la Serbia, ovvero il 1 luglio 2010".

a.i.

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