L’analisi del sindacato sui dati dell’Istat. "Tutelare chi perde il lavoro" Roma – 14 Ottobre 2009 – La crisi economica non ferma gli immigrati, ma può spingerne molti nell’irregolarità.
È l’analisi del dipartimento politiche migratorie della Uil di fronte ai dati dell’Istat: 1,5 milioni di residenti nel 2003, quasi 4 milioni nel 2008. "Una spinta che è andata emergendo attraverso sanatorie e decreti flussi che hanno finito per pescare al 90% dall’esercito di irregolari arrivati ogni anno con tutti i mezzi nel nostro Paese, a lavorare prevalentemente in nero in attesa di poter emergere".
La crisi economica e l’aumento della disoccupazione, nota la Uil, hanno solo rallentato nel 2008 il tasso di crescita degli stranieri residenti, senza per altro determinare una vera inversione di tendenza. "Secondo l’Istat, solo 27 mila stranieri hanno deciso nel corso del 2008 di fare armi e bagagli e ritornare a casa. Una cifra risibile se si considera che nel frattempo ne arrivava un altro mezzo milione (senza contare gli irregolari)".
Ad incidere sui flussi, scrive il coordinatore nazionale Giuseppe Casucci, "non è il decreto annuale che ne stabilisce in teoria il tetto, ma fattori socio economici e demografici che funzionano da attrazione, quali l’esistenza di una vasta economia sommersa che attrae irregolari, nonché il basso indice di crescita demografica degli italiani, che apre spazi nel tessuto economico ed occupazionale (specie quello informale) e quindi funziona da richiamo".
La crisi, denuncia il sindacato, potrebbe però incidere soprattutto sulla condizione di regolarità e “senza un uso adeguato degli ammortizzatori sociali, rischiamo di condannare molti lavoratori stranieri ad futuro di clandestinità, e quindi di negazione dei diritti".
"La UIL ha calcolato che la crisi economica ha prodotto anche tra gli immigrati una perdita di posti di lavoro. Secondo noi nel 2009 sono almeno 142 mila gli immigrati a rischio occupazionale" ricorda il segretario confederale Guglielmo Loy. “Abbiamo bisogno – sottolinea Loy – di strumenti capaci di tutelare gli immigrati che perdono il lavoro e di difendere il lavoro regolare, altrimenti condanneremo persone, di cui l’Italia ha bisogno, ad un futuro privo di elementari tutele".