La proposta per arginare le conseguenze della recessione. Lettera aperta a politica e imprese
Roma – 6 novembre 2008 – I lavoratori stranieri saranno vittime della recessione più degli italiani. Quelli impiegati in imprese in difficoltà, potrebbero infatti perdere il posto come i loro colleghi, ma con una legge che lega il soggiorno al contratto di lavoro, rischiano anche di dover tornare nel Paese d’origine.
È la Uil a lanciare l’allarme e a proporre uno strumento per arginarne le conseguenze della crisi: portare da sei mesi a un anno la durata del permesso di soggiorno “per attesa occupazione” che viene rilasciato agli stranieri disoccupati quando scade il loro permesso per lavoro.
Partendo dal presupposto che per il Testo Unico sull’immigrazione lavoratori stranieri e italiani hanno diritto a parità di trattamento, il sindacato nota una “discrasia” tra la durata semestrale del permesso per attesa occupazione e la durata dell’indennità di disoccupazione dell’Inps, che a seconda dell’anzianità contributiva e dell’età può arrivare fino a otto mesi o a un anno.
L’indennità, sottolinea il dipartimento politiche migratorie dell’Inps, ha come requisito la residenza in Italia. Ma un immigrato che non riesce a trovare lavoro per sei mesi deve tornarsene in patria e questo “crea una situazione di discriminazione”, in contrasto con la parità di trattamento prevista dal testo Unico.
“Sarebbe allora giusto ed equo modificare la durata del permesso “in attesa di occupazione” portandolo a 12 mesi: in questo modo verrebbe meno la discriminazione ed inoltre si darebbe più tempo agli immigrati rimasti senza occupazione di trovare un nuovo lavoro. Un’ipotesi senz’altro preferibile al ricadere degli stessi in una situazione di irregolarità e lavoro nero” scrive il dipartimento politiche migratorie del sindacato in una lettera aperta a Governo, Parlamento, associazioni imprenditoriali ed Enti locali.
La Uil definisce invece “irrealizzabile e, per certi aspetti, inadeguata” la proposta di sospendere la Bossi-Fini lanciata dal segretario della Cgil Guglielmo Epifani, che presupporrebbe “il congelamento di una “situazione non omogenea”, composta da 4 milioni di regolari ma anche da centinaia di migliaia di irregolari. Inoltre si congelerebbero così anche i flussi, “mettendo in seria difficoltà le imprese, specie nell’impossibilità di sanare la situazione degli irregolari”.
Leggi la lettera aperta della Uil
EP