I mondiali antirazzisti premiano la squadra romana di calcio di richiedenti asilo e rifugiati. È arrivata seconda in campionato, ma ha zero punti: ci sono troppi stranieri
Roma – 11 giugno 2013 – Hanno chiuso il campionato al secondo posto, faticando sul campo domenica dopo domenica. Eppure, per quel campionato non esistono. Si allenano, giocano, vincono e perdono. Però rimangono ufficialmente invisibili.
È la storia dei ragazzi dell'ASD Liberi Nantes, tutti profughi e richiedenti asilo. La loro squadra di calcio è nata nel 2007 con l’obiettivo dichiarato di promuovere e diffondere il diritto allo sport tra i cosiddetti ‘migranti forzati’, ma dal momento che sfora il tetto degli extracomunitari c’è voluta una deroga della Figc per farli partecipare al campionato di terza categoria, ma fuori classifica.
Quest’anno il portiere Mamadou, il capitano Fabrice e gli altri hanno però continuato ad allenarsi nel campo XXV aprile di Pietralata a Roma, e hanno chiuso il loro campionato con 26 partite, 19 vittorie, 4 pareggi e 3 sconfitte: 61 punti, solo due in meno della capolista, purtroppo tutti virtuali. In campo c’erano giocatori arrivati da Guinea, Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Senegal, Togo, Somalia, Nigeria, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Mali, Gambia e Iran. Più tre italiani, gli stranieri della Liberi Nantes.
Oggi i giocatori hanno ricevuto dalle mani della ministra dell'Integrazione Cecile Kyenge la 'Coppa Invisibili' dei Mondiali Antirazzisti, manifestazione sportiva internazionale ideata e organizzata dall’ Unione Italiana sport per Tutti, nata nel 1997 con lo scopo di diffondere la cultura dell'accoglienza contro ogni forma di discriminazione. Un piccolo anticipo di ciò che si svolgerà dal 3 al 7 luglio a Castelfranco Emilia (Modena) con l'edizione 2013 della manifestazione.
"Questa giornata -ha detto la ministra dell'Integrazione- ci parla di integrazione e di diritti. Lo sport e' uno strumento fondamentale per diffondere la cultura della convivenza. Il gioco ci puo' aiutare, quando non guarda all'origine delle persone ma riconosce il merito, le competenze e le capacita' cementando le amicizie e diffondendo valori positivi. Noi dobbiamo lavorare molto su questo aspetto se vogliamo ottenere il diritto alla cittadinanza".
é stata anche l'occasione di una riflessione sul concetto di cittadinanza e sulla necessità di una riforma.
"La Uisp con questa iniziativa -ha spiegato il presidente Vincenzo Monaco- vuole dimostrare che i confini del diritto allo sport vanno estesi alle seconde generazioni. Riteniamo che lo ius soli possa essere finalmente riconosciuto e anche lo sport possa diventare un terreno sul quale pratica sportiva possa essere riconosciuta in tutte le sue forme".
"Ormai di Balotelli e di El Shaarawy sono pieni i campi di periferia, gli oratori, le palestre delle nostre città. Italiani di seconda generazione -ha ricordato il deputato Pd, Khalid Chaouki- a cui viene negato il diritto di cittadinanza. Ragazzi e ragazze che hanno voglia di misurasi, di gareggiare, di partecipare e ai quali viene negata questa opportunità. A cui anche l'Italia rinuncia come Paese, perchè tanti di questi atleti potrebbero rendere più forti e competitive le nostre rappresentanze sportive".
"Lo sport -ha dichiarato infine Filippo, Fossati, deputato Pd e ex presidente della Uisp- spesso anticipa i problemi sociali ma, allo stesso tempo, può anticiparne la soluzione. Chi nasce in Italia e' italiano. Da parlamentare mi impegnerò affinché ai minori stranieri venga riconosciuto il diritto allo sport, cancellando limiti e discriminazioni. Per i maggiorenni chiedo venga stabilita una sorta di 'cittadinanza sportiva', anticamera di quella politica a chi e' impegnato in un percorso di attività in una società sportiva da almeno tre anni. Lo sport deve avvicinare, non dividere o separare".