Roma – 9 novembre 2011 – Per contribuire allo sviluppo dell’Italia, le università devono attirare più cervelli stranieri. Ne sono convinte Confindustria e la Conferenza dei rettori delle università italiane, che lunedì scorso hanno siglato a Milano un “accordo per l’universita’, la ricerca e l’innovazione“.
Otto gli obiettivi indicati: orientare gli studenti italiani verso facoltà tecnico-scientifiche; partecipare ai programmi europei di R&I (ricerca e innovazione); ridurre l’età d’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani laureati; accrescere il numero dei percorsi di dottorato e tararli sulle esigenze delle imprese; migliorare il reclutamento di docenti e ricercatori; monitorare la governance degli Atenei sulla base dei principi di efficacia ed efficienza nell’utilizzo delle risorse finanziarie e umane; identificare le best practice internazionali e, appunto, “rendere più attrattiva l’università italiana per studenti e docenti stranieri eccellenti”.
Con meno del 4% di studenti stranieri (tra i quali ci sono anche molti figli di immigrati), l’Italia è in fondo alla classifica dei Paesi industrializzati. Una situazione dovuta, tra le altre cose, alla penuria di corsi in inglese, di borse di studio e di alloggi universitari, senza contare le strettoie imposte dalla legge sull’immigrazione per chi vuole venire a studiare da noi.
Confindustria e Crui si impegnano a “monitorare la reputazione internazionale degli Atenei e la diffusione di corsi con elevato grado di internazionalizzazione sulla base di parametri di qualità appositamente individuati”. Vogliono poi “finanziare con il concorso delle imprese e delle Associazioni Industriali visiting professor stranieri e “cattedre di mobilità” per far rientrare in Italia (anche temporaneamente) scienziati che operano all’estero, facilitando le procedure per l’ottenimento dei visti”.
Infine, verrà attivato “un gruppo di lavoro misto che identifichi le difficoltà burocratiche e amministrative da risolvere”.