Roma – 10 luglio 2012 – Arrivano tasse universitarie più alte per tutti gli studenti e una vera e propria stangata per i fuori corso e per gli stranieri, siano essi ragazzi delle seconde generazioni o “veri” studenti internazionali.
È l’allarme lanciato da diciotto esponenti del mondo studentesco dopo aver spulciato il decreto legge sulla spending review. Tra le “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica” c’è “una norma che deve assolutamente essere stralciata. Non solo si da la possibilità alle università italiane di aumentare ulteriormente la contribuzione studentesca in rapporto al finanziamento delle università, ma si attua una discriminazione al limite del razzismo” denunciano in una lettera-appello ai ministri dell’Istruzione e dell’Intergrazione e al Presidente del Consiglio.
L’insidia si nasconde in poche righe che modificano il DPR 306/1997, il regolamento che disciplina i contributi universitari. Finora, diceva che “la contribuzione studentesca non può eccedere il 20 per cento dell’importo del finanziamento ordinario annuale dello Stato”. In pratica, se lo Stato sosteneva un ateneo con 100 milioni di euro l’anno, questo non poteva chiedere a tutti i suoi studenti più di 20 milioni di euro in tasse.
Il decreto legge varato la scorsa settimana dal governo (articolo 7, comma 42) riscrive quel passaggio così: “la contribuzione studentesca degli studenti italiani e comunitari iscritti entro la durata normale dei rispettivi corsi di studio di primo e secondo livello non può eccedere il 20% dell’importo del finanziamento ordinario annuale dello Stato”. Il tetto, insomma, rimane, ma riguarda solo le tasse degli studenti italiani o di un altro Paese dell’Ue in regola con il piano di studi.
Le conseguenze? “Gli atenei potranno alzare le tasse universitarie agli studenti fuoricorso e agli studenti non comunitari senza nessun limite” si legge nell’appello. E questo quando tra gli “stranieri” ci sono anche “tanti G2 che non hanno accesso alla cittadinanza italiana a causa di una norma arretrata che questo governo si era impegnato a modificare”.
I diligenti compagni di studi italiani, tra l’altro, non hanno di che stare allegri. “Escludendo gli studenti extracomunitari e i fuoricorso dal calcolo del 20% gli atenei potranno alzare notevolmente le tasse anche agli studenti in corso” fanno notare i promotori dell’appello.
“La crisi di finanziamento dell’università italiane non può essere risolta attraverso l’aumento delle tasse a carico degli studenti italiani e delle seconde generazioni. É per questo – concludono – che chiediamo non semplicemente la modifica di questa norma ma la sua cancellazione. Se l’università é pubblica, pubblico deve essere il suo finanziamento. Senza inutili discriminazioni, che ci ricordano fasi della storia che pensavamo dimenticate”.
EP