Roma – 17 maggio 2012 – Da tre anni sono guidati da un presidente nero, e qualcosa vorrà pur dire. Ma solo in questi giorni gli Usa scoprono che rimarranno un paese bianco ancora per poco. La maggior parte dei nuovi nati, infatti, ha la pelle di un altro colore.
Lo dicono i dati appena pubblicati dal Census Bureau, che ha analizzato le nascite negli Stati Uniti dal luglio 2010 al luglio 2012. I bebè bianchi non ispanici erano il 49,9%, quelli ispanici, neri, asiatici o di “razza mista”, il 50,4%. Una svolta attesa da tempo, considerati i flussi migratori degli ultimi decenni, ma che oltreoceano considerano comunque epocale.
“È un importante punto di non ritorno. Sancisce la trasformazione da una cultura segnata soprattutto dai baby boomers bianchi verso il più multietnico e globalizzato Paese che stiamo diventando” commenta oggi sul New York Times William H. Frey, demografo della Brooking Institution.
Soprattutto, ci si interroga sulle conseguenze del divario tra gli americani adulti, per lo più bianchi e di antica origine europea, e le nuove leve multietniche. Il quotidiano della Grande Mela ragiona, ad esempio, sulla spinosa questione della preparazione scolastica delle minoranze.
I vecchi americani, scrive il NYT, vorranno pagare l’educazione di ragazzi che assomigliano meno a loro? Una popolazione giovane più variegata è un potenziale motore di crescita, ma non diventerà un fardello se non educata in maniera appropriata? “Come dobbiamo reimmaginare il contratto sociale quando le generazioni non si assomigliano?” sintetizza Marcelo Suarez-Orozco, studioso di immigrazione alla New York University.
Domande alle quali converrà rispondere presto, perché il sorpasso dei non-bianchi sta per uscire dalla culla. L’età media dei bianchi (che sono ancora il 63% della popolazione americana) è di 42 anni, quindi la maggior parte delle donne sta superando l’età fertile, mentre i latinos hanno in media 27 anni, sono cioè una bomba demografica. E non chiamateli immigrati: negli ultimi dieci anni, gli ispanici nati negli Usa sono più di quelli arrivati dall’estero.
EP