Roma – 12 luglio 2012 – Una tatuaggio “sbagliato” può costare l’ingresso negli Stati Uniti. Lo sanno bene gli ispanici ai quali è stato negato un visto perché sul corpo, secondo le autorità consolari americane, avevano la prova dell’ appartenenza a una gang criminale.
Secondo il Wall Street Journal, questi episodi si stanno moltiplicando. Il quotidiano racconta il caso di Hector Villalobos, messicano trentasettenne, sposato da sei anni con una cittadina americana e padre di tre bambini. Tornato in patria per completare la procedura di richiesta della residenza permanente negli Stati Uniti, non ha ottenuto il permesso di rientrare negli Usa proprio per i suoi tatuaggi sospetti.
Anche Rolando Mora Huerta, a causa dei disegni sulla sua pelle, è stato respinto alla frontiera per “affiliazione a un`organizzazione criminale”. E a niente gli è servita una lettera della polizia di Nampa, la città dell’ Idaho dove vive insieme alla moglie, secondo la quale non c’era alcuna prova che facesse parte di una gang.
Diverse le voci critiche contro le valutazioni delle autorità americane. “Hanno gettato una rete troppo ampia e pericolosamente sul confine della violazione della libertà di parola ed espressione sancita dal primo emendamento” commenta Jeff Joseph, un avvocato di Denver specializzato in immigrazione.
Leggi:
Tattoo Checks Trip Up Visas (WSJ)