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Usa. Pronto il nuovo test per diventare cittadini americani

Accolto con qualche ironia, molte proteste da parte delle organizzazioni che assistono gli immigrati, ma anche apprezzamento tra gli storici

WASHINGTON – La Casa Bianca è sparita, ma in compenso è comparsa la Statua della Libertà: chi non sa in quale città si trovi, non può diventare cittadino degli Stati Uniti.

L’amministrazione Bush ha presentato il nuovo test da superare per diventare americani, accolto con qualche ironia, molte proteste da parte delle organizzazioni che assistono gli immigrati, ma anche apprezzamento tra gli storici.

Una nuova serie di 100 domande – fino a ora erano 96 – dovranno d’ora in poi essere studiate da parte di chi si prepara a sostenere il test d’ammissione per la cittadinanza, nel corso del quale dovranno rispondere a 10 di esse. La differenza sostanziale è che sono assai meno le domande che richiedono risposte nette e basate su fatti, mentre sono cresciute quelle che richiedono un minimo di ragionamento. E, affermano i promotori, un po’ più di studio della storia e della cultura degli Stati Uniti.

Non vengono quindi più chiesti i nomi del 49mo e 50mo stato entrati a far parte dell’Unione e non c’é più la domanda su quale sia "il paese contro il quale abbiamo combattuto durante la Rivoluzione" (la Gran Bretagna). Nello stesso tempo, però, gli immigrati dovranno spiegare perché i coloni combattevano i britannici, oppure dare un’idea generale su cosa significhi vivere in uno "stato di diritto".

Dal test esce Francis Scott Key, l’autore dell’inno nazionale, ma entra Nancy Pelosi, il cui nome dovrà d’ora in poi essere conosciuto dagli immigrati che si vedranno chiedere chi sia l’attuale Speaker della Camera. Alcune domande sembrano provocare poche difficoltà: non dovrebbero essere molti gli aspiranti americani che non sanno "quale evento di grande portata è avvenuto l’11 settembre 2001". Ma con ogni probabilità saranno assai di più quelli che non sapranno rispondere alla domanda che chiede di indicare il nome di un autore dei Federalist Papers, una serie di articoli che posero le basi per la ratifica della Costituzione americana.Proprio quest’ultima domanda è stata usata come esempio da varie organizzazioni di ispanici o asiatici, che sostengono ci sia un progetto politico dietro le nuove 100 domande. Alcuni repubblicani conservatori avevano spinto per l’introduzione dei Federalist Papers nel test e c’é chi vi legge un desiderio di rendere sempre più difficile l’accesso alla cittadinanza per gli immigrati.Accuse respinte dall’amministrazione Bush.

"E’ un test per la naturalizzazione – ha detto Emilio Gonzalez, direttore dell’agenzia federale per l’immigrazione – che rivela in modo genuino la conoscenza da parte di chi lo esegue di ciò che si appresta ad essere, cioé un cittadino degli Stati Uniti. Non è più un test su quante stelle o quante strisce ci sono sulla bandiera, ma sulle cose che fanno dell’America ciò che realmente è".Gli attivisti pro-immigrati lamentano che il test arrivi come nuova barriera in uno scenario dominato da un intenso dibattito sull’immigrazione e da un aumento del 69% della tassa necessaria per far domanda di cittadinanza (costa oggi 675 dollari).

(1 ottobre 2007)

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