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Valerio Mastandrea: “La parola integrazione fa paura”

Nel film “La mia classe”, appena presentato a Venezia, l’attore fa il professore in una scuola per immigrati. “Un’allegoria della società”

Roma – 3 settembre 2013 – Un     professore di italiano e un gruppo di immigrati.

'La mia classe', film diretto da Daniele Gaglianone proiettato ieri alle Giornate degli Autori del Festival di Venezia racconta la quotidianità dei centri territoriali permanenti, dove migliaia di stranieri ogni giorno imparano la nostra lingua. Un confronto ricchissimo e vario, come il mondo seduto tra i banchi.

Nato come fiction, 'La mia classe' ha dovuto subito fare i conti con la realtà e non solo perché Valerio Mastandrea, che impersona il professore, è l’unico attore professionista.  

"A due settimane dall'inizio delle riprese –racconta Gaglianone – un aspetto della storia che noi avevamo solamente immaginato – problemi relativi ai documenti per uno degli studenti – si e' verificato realmente. A quel punto ho pensato di abbandonare tutto, poi abbiamo deciso di proseguire in un altro modo".

''L'impianto originario era semplice, ma quello che accadeva davvero ha fatto saltare tutto – dice Mastandrea – e abbiamo cominciato ad improvvisare, e' stato un flusso continuo, tutte queste persone parlavano liberamente''.

“Ad un certo punto – aggiunge l’attore romano – dopo 20 minuti avevo abbandonato la curiosità per la trama. Sul set eravamo alla 'deriva', in senso buono, ci facevamo trasportare da quello che dicevano rispondendo agli stimoli di me maestro”.

La classe, sottolinea Mastandrea, è diventata “l’allegoria della società”. Una società dove “purtroppo abbiamo paura della parola integrazione, forse perche' non conosciamo bene il suo significato, integrazione vuol dire confrontarsi senza rinunciare alla propria identità”.
 

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