Vegliò (Consiglio dei migranti): "Fallita la Convenzione internazionale sulla protezione dei lavoratori"
Roma – 10 dicembre 2010 – ”L’inviolabilità dei diritti umani fondamentali” va riaffermata ”indipendentemente dalla situazione migratoria contingente”, l’impegno ”nella difesa e nella promozione della dignità umana non puo’ essere sottomesso a interessi economici o di sicurezza nazionale”.
E’ quanto afferma l’arcivescovo Antonio Maria Veglio’, presidente del Pontificio consiglio dei migranti, nell’intervento di oggi al Campidoglio al Convegno ”Mattone su Mattone. Un progetto di cooperazione transnazionale tra Italia, Spagna e Filippine”.
La lectio magistralis di Vegliò e’ stata anticipata dalla Radio Vaticana. Le politiche migratorie, a livello nazionale e internazionale, sottolinea ancora l’arcviescovo nel suo intervento, ”devono tener conto della centralità della persona umana e della sua intangibile dignità”. Il capo dicastero vaticano parla di un ”sostanziale fallimentò’ della Convenzione internazionale sulla protezione dei lavoratori, giacche’ quasi tutti i Paesi di destinazione dei flussi migratori non l’hanno sottoscritta. Mons. Vegliò mette l’accento sugli aspetti positivi del nesso tra migrazione e sviluppo, osservando che ”le migrazioni internazionali portano trasformazioni economiche positive”.
Al contempo, prosegue Vegliò, ”bisogna notare che la contraddizione fra tentativo di arginare gli arrivi e necessità di giovani lavoratori impone costante attenzione ai temi della sicurezza e della legalità”. Come anche al ”contrasto all’immigrazione irregolare, legata anche al traffico di esseri umani, e del contenimento di eventuali comportamenti di intolleranza e di xenofobia”.
Il diritto degli Stati alla gestione dell’immigrazione, ribadisce mons. Vegliò, ”deve, in ogni caso, prevedere misure chiare e praticabili per gli ingressi regolari nel Paese, vegliare sul mercato del lavoro per ostacolare coloro che sfruttano i lavoratori migranti, mettere in atto misure di integrazione quotidianà’.
L’arcivescovo Vegliò chiede agli Stati anche di ”contrastare comportamenti di xenofobia, promuovere quelle forme di convivenza sociale, culturale e religiosa che ogni società plurale esige e di distinguere, infine, tra il diritto di emigrare, che non può essere limitato, e il diritto di immigrare, che lo può essere in vista del bene comune”.