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Vaticano: “Italia e Ue devono fare di più sull’immigrazione”

Vegliò: “Il futuro del continente è vincolato ai nuovi arrivi. Servono nuove regole, ma anche solidarietà”

Roma – 15 giugno 2011 – Sull’immigrazione ”l’Italia e’ chiamata a fare maggiormente la sua parte, ma cosi’ anche l’Unione europea, perche’ il fenomeno migratorio riguarda tutti e porta necessariamente a rivedere certe impostazioni del passato: il controllo dei flussi e’ una misura necessaria, ma il contrasto sara’ molto dispendioso e, a lungo termine, anche privo di efficacia se non sara’ basato su criteri di solidarieta”’.

Lo ha affermato oggi a Roma l’arcivescovo Antonio Maria Veglio’, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, durante la presentazione, nella sede della rappresentanza italiana della Commissione europea, del Glossario multilingue “Migrazione e asilo” realizzato dall’European Migration Network.

“Siamo in ritardo – ha detto Monsignor Veglio’ – nel prendere coscienza che l’immigrazione in Europa non è una componente opzionale e che il futuro del continente è ad essa vincolato: in particolare il futuro dell’Italia, a causa dell’andamento demografico negativo, non e’ concepibile senza l’apporto di una quota annuale di immigrati, come hanno posto in evidenza demografi ed esperti del mercato occupazionale”.

Attualmente, ha osservato, “prevale la paura di una invasione di quanti scappano dall’Africa, e in particolare dai Paesi arabi del Nord del continente, dove la precaria situazione economica e il deficit di democrazia hanno portato a rivolte popolari”.

“Indubbiamente – ha sottolineato Monsignor Veglio’ – tutto cio’ esige nuove regole, trattati multilaterali e misure internazionali concordate, ma non a prescindere dal principio fondamentale della solidarieta’: se da una parte va dispiegata maggiore sollecitudine nei confronti dei richiedenti asilo e di quanti sono bisognosi di protezione umanitaria, dall’altra non devono essere preclusi tutti gli spazi ai migranti per motivi economici”.

Secondo l’arcivescovo, risulta invece ”sempre piu’ diffusa l’avversione a priori nei confronti dello straniero e preoccupano i comportamenti improntati al razzismo, che non costituiscono solo una sbandamento di singoli cittadini, ma talvolta trovano una sorta di giustificazione a livello culturale, religioso e politico”.

“Con serenita’, ma con fermezza – ha concluso – va ribadito che questa impostazione e’ totale dissonanza con il messaggio di Gesu’ Cristo e con l’insegnamento della Chiesa”. Questo perche’ ”la nostra identita’, basata sulla formazione cristiana e sulla tradizione occidentale, e’ chiamata a confrontarsi con cio’ che e’ diverso, senza inquadrarlo negativamente”, altrimenti ”si pregiudica l’impostazione in grado di garantire una fruttuosa convivenza”.

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