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“Vattene kamikaze”. Insulti e botte perché porta il velo

Donna tunisina aggredita a Monterotondo, vicino Roma, da un gruppo di giovani italiani. La sorella: “Razzisti. Non ha il diritto di professare la sua religione?”

Roma – 30 marzo 2012 – Prima le minacce: “In Italia non puoi portare il velo, vai al paese tuo, kamikaze, fatti saltare in aria”. Poi le botte.

È successo mercoledì scorso a Monterotondo, poco lontano da Roma, a Neila, una donna di origine tunisina che indossa il velo. Era seduta in un bar del centro insieme alla sorella Nadia, quando un gruppo di giovani italiani ha iniziato a insultarla. Nadia ha tentato di difenderla, ma i bulli sono passati alle maniere forti.

“È stata un’aggressione razziale e religiosa” ha raccontato Nadia. “Io abito a Monterotondo da tanto tempo, ho quattro figli che sono nati qui e sono perfettamente integrati e non mi è mai capitata una cosa del genere tutto questo è accaduto solo perché mia sorella portava il velo, come se non avesse il diritto di professare la propria religione”.

Neila è finita in ospedale, ma ha anche denunciato tutto ai carabinieri e ora del caso di occuperà la Procura. Uno degli aggressori è stato già identificato e denunciato per lesioni personali, percosse e delitti contro i culti ammessi nella Repubblica. Ora si cercano i suoi compagni.

Il sindaco di Monterotondo Mauro Alessandri condanna in una nota lì’ ”episodio vergognoso che indigna profondamente l’intera comunita’ monterotondese”. ‘Il fatto che sia avvenuto in una citta’ come la nostra, da sempre particolarmente capace d’accogliere, integrare e soprattutto rispettare, rende se possibile quanto accaduto ancora piu’ spregevole”.

Alessandri intende incontrare al piu’ presto Neila, Nadia  e le loro famiglie ”per ribadire i sentimenti di un’intera citta’ e dare loro il giusto riconoscimento morale: Monterotondo non si identifica in alcun modo nella vilta’, nell’intolleranza e nella brutalita’ di un gruppo di mentecatti”. Il sindaco esige anche che gli aggressori chiedano “scusa alle vittime e all’intera comunità”.

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