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Vecchi conflitti, nuove mediazioni. Roma, 21 maggio 2009

L’Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni Migranti e per il Contrasto delle Malattie della Povertà (INMP) di Roma

Direttore Generale Aldo Morrone

 

Presenta Giovedì 21 maggio 2009,

presso l’Ospedale San Gallicano, nell’Aula Agostini, dalle ore 9,00 via di San Gallicano 25/a

durante il XIV Corso Internazionale di Medicina Transculturale “Il canto di Ulisse”   

 

Il SEMINARIO 

Vecchi conflitti, nuove mediazioni

“Lo straniero è colui che, a differenza del viandante, oggi viene e domani resta”.

(Georg Simmel, Sociologia, 1908)

Il fenomeno delle migrazioni ha trasformato da tempo l’Italia in un Paese multiculturale, dove ogni giorno convivono persone di lingua, religione e cultura diverse. Il ruolo primario dei mediatori culturali è permettere la conoscenza dell’altro: la sua realtà storica, culturale e religiosa; e fornire gli strumenti dialettici per la reciproca comprensione nel rispetto. Proposito professionale vitale per una convivenza pacifica ed una avveduta gestione del fenomeno migratorio.

 

La mediazione culturale si è affermata in Italia solo di recente, sulla base di esperienze già iniziate negli altri Paesi europei, grazie sia al superamento di un’originaria visione in termini di emergenza dell’approccio al fenomeno migratorio, sia alla scelta di una politica complessiva di integrazione della popolazione immigrata. Mancano dati ufficiali sul numero dei mediatori interculturali nel nostro Paese, ma da una stima del 2008 i mediatori presenti nella capitale risultano circa 500-600, senza però una chiara definizione dei contesti sociali in cui sono inseriti.

Il Testo unico sulla disciplina dell’immigrazione ed il Documento programmatico relativo alla politica dell’immigrazione, citano per la prima volta, nel 1998, i mediatori culturali a proposito dell’integrazione scolastica dei bambini stranieri, ma senza definirne esplicitamente identità e ruolo. La mediazione interculturale viene qualifica come un elemento costante ed indispensabile delle politiche di integrazione sociale, per consentire ai nuovi cittadini di esercitare i loro diritti e facilitare l’integrazione socio-culturale, attraverso la conoscenza e lo scambio reciproci, assicurando a tutti uguali opportunità nel rispetto della diversità. La sfida delle politiche di integrazione è proprio questa: far conoscere, rispettare e valorizzare le diversità, superando le reciproche diffidenze, paure e pregiudizi, al fine di prevenire ed evitare comportamenti discriminatori, xenofobi e antirazziali e per consentire una convivenza democratica, ordinata e positiva. Il compito principale del mediatore culturale è quello di permettere l’incontro tra culture, spesso così diverse tra loro, a livello umano e sociale, a livello tecnico ed amministrativo; rappresentando quindi un ponte tra le persone straniere e le istituzioni del paese ospitante. Un lavoro che supera la semplice capacità di comprensione linguistica, ma sostiene ed include la dimensione simbolica insieme a quella più ampiamente sociale e culturale dove le parole simboleggiano idee e comportamenti. La mediazione interculturale finalizzata alla promozione della salute può essere definita, quindi, come la messa in campo di strategie comunicative in grado di facilitare una relazione terapeutica efficace tra sistema sanitario e paziente, appartenenti a contesti culturali diversi. Quello sanitario è, quindi, un sistema in cui l’introduzione della figura del mediatore appare particolarmente delicata, in particolare laddove vadano ad inserirsi nella complessa ed esclusiva relazione medico-paziente, all’interno della quale l’efficacia dell’intervento dipende soprattutto dal rapporto collaborativo, empatico e fiduciario che si instaura tra le parti, andando però anche oltre la relazione medico-paziente ed il momento strettamente diagnostico-terapeutico, per tentare di governare l’intero percorso assistenziale, dall’accoglienza fino alle necessarie azioni di verifica e di rinforzo dell’intervento in vista di una sua piena efficacia. Il tema della mediazione interculturale, in ambito sanitario, confluisce nella “medicina transculturale”, in cui l’esigenza di strumenti e strategie di comunicazione e mediazione è fondante e implicita. Ciò di cui si avverte ora la necessità e che si auspica per il prossimo futuro è una legge che regolamenti e inquadri giuridicamente la figura e il ruolo del mediatore interculturale. Non riconoscere e non valorizzare tale figura e l’utilità sociale che deriva dal suo operato, vuol dire ignorare la complessità del fenomeno dell’immigrazione. Nell’ambito del Seminario saranno trattati, da mediatori ed esperti del settore, i molteplici ambiti di lavoro  e le problematiche legate agli aspetti normativi e legislativi.

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