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Velo e turbante. “Vietarli a scuola non viola libertà religiosa”

Via libera alla Francia dalla Corte dei diritti dell’uomo. L’Europa si interroga su simboli religiosi e laicità

Roma – 20 luglio 2009 – La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dichiarato irricevibili le denunce contro la Francia per l’esclusione dalle aule scolastiche di studenti che ostentano simboli d’appartenenza religiosa. Il caso riguarda alcune famiglie che avevano iscritto i loro figli in scuole pubbliche nell’anno scolastico 2004-2005. Il primo giorno di scuola le ragazze arabe si presentarono con il velo islamico, mentre i ragazzi indiani con il turbante sikh. Poichè la legge francese vieta l’esibizione di simboli religiosi, dopo un lungo tira e molla gli alunni furono espulsi.

La vertenza è culminata con la decisione dei giudici di Strasburgo di respingere l’accusa di violazione della libertà religiosa e discriminazione. Secondo la Corte, l’esclusione non era sproporzionata essendo prevista l’alternativa di seguire le lezioni a distanza, nè esprimeva obiezioni alle convinzioni religiose, ma era dettata dalla necessità di tutelare le libertà altrui e l’ordine pubblico.

La decisione non aiuta a chiudere una questione da tempo di difficile gestione in Europa: quella appunto della convivenza dei diversi simboli religiosi e dell’adesione a determinati codici culturali nella società occidentale. Per musulmani e sikh si tratta di una questione di dignità oltre che di credo religioso. Il turbante in particolare è simbolo dell’onore e del coraggio di un uomo. E dunque alcuni paesi europei – un po’ per il rispetto degli immigrati, un po’ per il quieto (e funzionale) vivere – sono stati disponibili alla ‘negoziazione’.

Così, in Inghilterra e in Canada, chi indossa il turbante non è obbligato a mettere il casco quando va in moto. E nel Regno Unito si possono incontrare poliziotte col velo e agenti dell’ordine col turbante. Unica accortezza richiesta: abbinare i loro colori a quelli dell’arma. Di recente, la polizia britannica ha addirittura promosso il turbante antiproiettile. Mentre il Canada ha concesso anche di più ammettendo il kirpan (il tradizionale pugnale sikh) nelle scuole, a patto che non sia estraibile dal fodero. Lo ha stabilito qualche anno fa la Corte Suprema del Canada, in base alla Carta dei Diritti e delle Libertà, tra cui la libertà di religione.

Quanto all’Italia: non sembra ancora essere pronta a certi compromessi. In passato ha fatto notizia il caso dell’indiano al pronto soccorso, costretto dall’agente di polizia a separarsi dal scintillante pugnale col manico intarsiato di pietre. Una scena che ha fatto sorridere alcuni, spaventare altri. Ma probabilmente non ha fatto riflettere sull’importanza di conoscere e rispettare l’altro. Perché se così fosse stato, sarebbe noto anche alla maggioranza degli italiani che per i sikh il kirpan è simbolo della resistenza al male e che deve essere sempre portato in modo visibile. E anche, che chi lo indossa non può utilizzarlo come arma (se non in casi davvero eccezionali) perché il suo credo glielo impedisce.

Antonia Ilinova

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