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Vendola: “Disumano il centro di identificazione di Bari”

"Si tratta di una vera e propria struttura carceraria" Bari, 22 marzo 2010 – ”Il Centro di identificazione ed espulsione è disumano perchè è disumano il concetto stesso che ha portato alla realizzazione di un impianto detentivo come questo. Si tratta di una vera e propria struttura carceraria in cui vengono rinchiuse persone che fuggono dalle guerre, dalle poverta’ e dalla disperazione, la cui unica colpa e’ quella di non avere documenti”.

Lo ha dichiarato il candidato del centrosinistra alla Presidenza della Regione Puglia, Nichi Vendola, all’uscita del Centro di Identificazione ed Espulsione di Bari-San Paolo.

”In un Paese civile queste persone, cui è stato succhiato il sangue e che per la loro stessa sopravvivenza e quella dei loro cari hanno accettato di lavorare e vivere in condizioni disumane – ha affermato Vendola – avrebbero goduto di una protezione speciale. In Italia, invece, un Governo xenofobo li rinchiude qui per sei mesi per via di una legge intollerante, la Bossi-Fini, inasprita ulteriormente negli ultimi tempi”.

Vendola ha criticato aspramente la norma in materia di immigrazione del Governo Berlusconi che ”impietosamente trasforma in reato una condizione di vita dei migranti”. Soffermandosi in particolare sugli extracomunitari di Rosarno, il presidente della Regione ha chiesto con forza che ”queste persone sfruttate e vittime di una delle pagine piu’ oscure della civilta’ di questo Paese che, e’ bene ricordarlo, hanno avuto il coraggio di denunciare e reagire al comando dell’ndrangheta, hanno diritto che gli venga riconosciuto il permesso di soggiorno e la protezione umanitaria”.

Infine, il governatore si e’ trattenuto piu’ di mezz’ora a discutere con Avni Er, giornalista democratico e dissidente turco. L’intellettuale, rinchiuso da quattro settimane in attesa di conoscere l’esito della sua domanda di asilo politico, e’ stato condannato in Italia per terrorismo. Nichi Vendola proprio in questi giorni ha firmato un appello affinche’ gli venga riconosciuto lo status e non venga estradato. In caso di espulsione dall’Italia infatti, sarebbe a rischio la sua stessa vita.

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