Roma, 24 ottobre 2011 – ”Dopo aver constatato che alla stragrande maggioranza dei migranti viene negato un titolo di soggiorno adeguato, che permetta la prosecuzione dei percorsi di accoglienza e di inclusione sociale si e’ preso atto della necessita’, nel pieno rispetto della legge, di un provvedimento istituzionale da parte delle autorita’ nazionali, idoneo a far ottenere a queste persone un titolo di soggiorno adeguato”.
E’ questo il forte appello rivolto dai vescovi del Triveneto al governo in ragione del crescente numero di profughi che sono affluiti in Italia da quando circa un anno fa sono scoppiate le rivoluzioni nei Paesi arabi e del Maghereb.
”Infatti – spiega la nota che lancia l’allarme per una situazione giudicata critica – se non vi fosse da parte del Governo, in coerenza con lo stato di emergenza prorogato al 31 dicembre 2012, un provvedimento in tal senso, qualsiasi percorso di prossimita’ e inclusione da parte delle Caritas e di altri Enti Ecclesiali non portera’ da nessuna parte”.
”Anzi – affermano i vescovi – tanto piu’ sara’ lungo, tanto piu’ illudera’. E se anche le persone gia’ accolte decidessero di andarsene, prendendo sul serio l’invito a lasciare il territorio italiano quale conseguenza dei dinieghi gia’ ricevuti, di fatto esse non potrebbero rientrare in Libia dove erano gia’ immigrate ed e’ impensabile che possano far ritorno nei loro rispettivi paesi d’origine, dai quali sono partiti vari anni fa per condizioni di miseria o di guerra. E’ evidente dunque la contraddizione”.
A partire da questa situazione ”la Presidenza della Conferenza Episcopale Triveneta ha gia’ formalmente interpellato gli Enti Attuatori territorialmente competenti per le due regioni, affinche’ sollecitino il Governo a dare nei prossimi immediati mesi le risposte politico-istituzionali che permettano di sviluppare il percorso di inclusione per coloro che ottengono forma e titolo di soggiorno o di affrontare con senso realistico e umanitario, rispettoso della dignita’ di ogni persona, l’iter procedurale del ricorso”.