Il ministro della Giustizia Orlando in Parlamento: “Basta norme manifesto che intralciano il funzionamento del sistema. Espulsioni più veloci e procedimento per il diritto d’asilo più efficaci”.
Roma – 11 gennaio 2017 – C’è un reato che non serve a niente e anzi ostacola le indagini, allunga i tempi e pesa sulle casse pubbliche, e per questo il governo vuole cancellarlo. Dall’altro un aumento esponenziale dei ricorsi in tribunale dopo la bocciatura delle domande d’asilo, alla quale lo stesso governo vuole rispondere anche cancellando un grado di giudizio. In entrambi i casi, l’obiettivo è anche velocizzare le espulsioni di chi non ha diritto a rimanere in Italia.
Piani non nuovi, dei quali si parla da mesi, ma che oggi pomeriggio il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha ribadito nel corso del question time alla Camera dei Deputati.
Sul fronte dei ricorsi dei richiedenti asilo, Orlando ha ricordato che ”per sostenere nell’immediato il cresciuto carico di lavoro”, dodici magistrati sono stati destinati “esclusivamente alla trattazione dei provvedimenti in materia di protezione internazionale nelle sedi più onerate”. “Il tema è stato tenuto ben presente anche nella revisione delle piante organiche degli uffici giudiziari, con un attento potenziamento degli uffici distrettuali più esposti”.
Intanto però il ministero della Giustizia ha scritto anche nuove norme, “contenute in un disegno di legge delega all’esame del governo, volte all’efficienza del procedimento con riduzione del tempo di esame delle domande di asilo”. Queste prevedono l’istituzione di sezioni specializzate in immigrazione e protezione internazionale, “composte da magistrati esperti e specificamente formati in dodici tribunali distrettuali, scelti sulla base del numero delle domande di protezione internazionale esaminate negli ultimi due anni”.
Lo stesso provvedimento prevede però anche una “ulteriore semplificazione procedurale nell’applicazione del rito camerale contradditorio scritto e udienza solo eventuale, più coerente rispetto alle ragioni di urgenza che sottendono questa materia, pur nella piena salvaguardia delle garanzie difensive. Il procedimento verrebbe poi definito entro quattro mesi dalla presentazione del ricorso con decreto non reclamabile, ma solo ricorribile per Cassazione”.
Inoltre, è previsto lo “scambio di atti, comunicazioni e notificazioni tra commissioni territoriali per l’asilo [quelle che bocciano la prima domanda ndr] e uffici giudiziari, mediante piattaforma del Processo Civile Telematico”. Anche questo dovrebbe avere “ricadute positive sulla celerità del procedimento”.
Orlando ha poi parlato del reato di clandestinità, che, conviene ricordarlo, avrebbe dovuto essere cancellato da tempo, come previsto da una legge delega già approvata in Parlamento e dall’ulteriore parere arrivati a riguardo dalla Camera. Il governo Renzi però aveva nicchiato, sostenendo che l’opinione pubblica non avrebbe capito.
Il Guardasigilli è convinto che questo passo vada finalmente fatto. “Auspico da tempo – ha ribadito oggi – una profonda riflessione. Oltre a punire le persone per il solo fatto di migrare, il reato di clandestinità finisce per ostacolare l’attività investigativa, perché i migranti assumono istantaneamente la qualità di indagati appena giunti sul territorio con ricadute disfunzionali in termini di costruzione del compendio probatorio, di sovraccarico del lavoro degli uffici di procura e anche di costi per l’assistenza difensiva, che finiscono col gravare sull’Erario”.
“In sostanza – ha concluso Orlando – la linea che credo debba essere sostenuta è quello di rendere più efficace il funzionamento del procedimento di riconoscimento del diritto d’asilo, più rapide le procedure di rimpatrio e abbandonare le norme di carattere manifesto, bandiera se vogliamo, che finiscono soltanto con l’intralciare il buon funzionamento del sistema, che è la vera risposta strutturale al rischio che una situazione di limbo possa generare rischi per la sicurezza pubblica o uno stato di indeterminatezza non compatibile con un Paese civile”.
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