Roma – 27 dicembre 2013 – La crescita dell’Italia passa anche per i nostri consolati e per le nostre Questure, perché semplificare e sveltire le procedure per ottenere prima un visto d’ingresso e poi un permesso di soggiorno può aiutare ad attrarre nel nostro Paese talenti e investitori.
È partendo da questa considerazione che il governo ha tradotto in legge alcune delle proposte del Piano “Destinazione Italia”, con un decreto arrivato il 23 dicembre in Gazzetta Ufficiale. L’articolo 5 parla proprio di misure per la “facilitazione dell’ingresso e del soggiorno in Italia per star-up innovative, ricerca e studio”.
Il decreto dice che i ministeri degli Esteri, dell’Interno e del Lavoro, dovranno individuare “forme di agevolazione nella trattazione delle domande di visto di ingresso e di permesso di soggiorno connesse con start-up innovative, con iniziative d'investimento, di formazione avanzata, di ricerca o di mecenatismo, da realizzare anche in partenariato con imprese,università, enti di ricerca ed altri soggetti pubblici o privati italiani”.
Perché le cose cambino davvero, bisognerà quindi ancora aspettare che i tre ministeri chiamati in causa scrivano nuove regole. Sono invece immediatamente operative alcune modifiche al Testo unico sull’immigrazione introdotte dal decreto.
Tra queste c’è che anche gli studenti stranieri che hanno conseguito in Italia un master di primo livello (finora doveva essere di secondo livello) possono ora iscriversi per un anno alle liste di collocamento. Se intanto trovano un’occupazione, possono convertire il loro permesso di soggiorno da studio in lavoro.
Il decreto legge abolisce inoltre il tetto massimo per visti d’ingresso e permessi di soggiorno destinati a studenti stranieri residenti all’estero che si iscrivono a università italiane. Fino a oggi quel tetto è stato definito annualmente dal governo, ma a onor del vero, visto lo scarso appeal dei nostri atenei per i cervelli stranieri, non è mai stato sforato.
Elvio Pasca