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Visti d’ingresso. Foto e impronte per il cervellone elettronico europeo

Entra in funzione il VIS, enorme database con i dati biometrici di chi entra per soggiorni brevi nello spazio Schengen. Si parte dai consolati europei in Nordafrica, poi in Medio Oriente e nel Golfo. Maggiore sicurezza e, promette Bruxelles, rilasci più veloci

 

Roma – 18 ottobre 2011 – “Foto e impronte digitali, grazie”. È la domanda che i nostri consolati in Algeria, Egitto, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia rivolgono da una settimana a chi chiede un visto per l’Italia. La stessa scena di ripete nei consolati di tutti gli altri Paesi dell’area Schengen in Nordafrica.

È il primo atto del Visa Information System (VIS), una rivoluzione elettronica preparata da anni e partita un po’ in sordina l’11 ottobre scorso. Da quel giorno, una scannerizzazione delle impronte di tutte le dita e l’immagine digitale del volto sono elementi indispensabili per farsi rilasciare in un visto di ingresso per soggiorni brevi, cioè inferiori ai tre mesi, valido nell’area di libera circolazione europea.

Il Vis non è altro che un enorme database, in grado di monitorare tutti i visti di ingresso, tenendo sotto controllo richieste, concessioni e bocciature. Il cervellone principale in cui finiscono i dati raccolti nei consolati è a Strasburgo, in Francia, poi c’è un doppione a Sankt Johann im Pongau, in Austria, pronto a intervenire se il primo non funziona.

A questi dati potrà collegarsi la polizia di frontiera, per confrontarli con quelli delle persone che si presentano ai varchi e verificare velocemente se sono davvero le stesse alle quali è stato rilasciato il visto. Un modo per evitare furti di identità, ma anche, promettono da Bruxelles, per accelerare le procedure: alla seconda richiesta di visto, si potrà infatti far riferimento ai dati già presenti nel VIS.

Secondo la Commissaria Ue per gli Affari interni, Cecilia Malmström, grazie al nuovo sistema ” gli stranieri che intendano recarsi nell’Unione europea potranno contare su norme più chiare, precise, trasparenti ed eque sulla domanda di visto. Inoltre, i visti saranno rilasciati e verificati in modo più efficace e sicuro. È questo un grande passo avanti per il miglioramento della politica comune dei visti dell’Unione europea”.

Partita, come in Nord africa,la raccolta di foto e impronte da inserire nel Vis verrà estesa presto ai Paesi del Medio Oriente (Israele, Giordania, Libano e Siria) e quindi a quelli del Golfo Persico (Afghanistan, Bahrein, Iran, Iraq, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita, Emirati arabi uniti e Yemen). Entro due anni, la novità dovrebbe estendersi alle altre sedi consolari di Stati Schengen nel mondo.

Elvio Pasca

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