Dal muro della Lega al “meglio tardi che mai” della Sinistra Arcobaleno. Il dibattito si infiamma
Roma – 31 aprile 2008 – L’apertura di Berlusconi al voto amministrativo per i cittadini stranieri ha sollevato un dibattito incandescente nel centro-destra.
La Lega alza le barricate. “Per l’amor di Dio! La gente non vuole quelle cose, questa è casa nostra, non dobbiamo dare la possibilità dagli altri di diventare padroni a casa nostra” replica Umberto Bossi. E Roberto Maroni avvisa: “Se l’eventuale prossimo governo Berlusconi presenterà un disegno di legge sul voto agli immigrati ci saranno problemi, perchè per la Lega e per Bossi quello è un tema centrale e su questo terreno non facciamo sconti".
“La Costituzione – dice Roberto Calderoli – prevede che a votare siano solo i cittadini italiani e la legge fissa chiaramente i requisiti per acquisire la cittadinanza. E Berlusconi, con cui ho parlato ieri sera, ci ha tranquillizzato sul fatto che verrà rispettato il programma". E il suo collega di partito Roberto Cota ammonisce: "Con il voto agli immigrati non saremmo più padroni a casa nostra e si formerebbe subito il partito islamico".
“Sulla possibilità di un voto amministrativo agli immigrati la sindrome di Fini ha colpito anche Berlusconi" attacca Daniela Santanché candidato premier de La Destra. "Nelle condizioni attuali non ci sono le premesse per parlare di voto agli immigrati finché l’Italia continua ad essere la terra promessa per chi invece di un posto di lavoro regolare arriva qui solo per rapinare, stuprare, uccidere, spacciare droga e finché continuiamo ad assistere in silenzio all’assalto dello stato dei fanatici dell’Islam. Berlusconi farebbe bene, come ripete da mesi La Destra, a garantire invece l’Italia agli italiani"
“Parlano di sicurezza, garantiscono ai cittadini che si porrà un freno all’immigrazione selvaggia e, poi strizzano l’occhio agli immigrati, dicendo che il loro voto alle amministrative è possibile” dice il leader de La Destra Francesco Storace. “Berlusconi lancia il sasso e Fini lo raccoglie. Il prossimo passo, non abbiamo dubbi, sarà quello di proporre il Corano nelle scuole…".
“Non mi meraviglia che la Lega abbia detto no al voto per gli immigrati, hanno ragione gli amici della Lega, non è in programma ma questo non significa che se in Parlamento si verifica una maggioranza a sostegno di questa ipotesi non si provvederà" replica Gianfranco Fini, leader del Pdl. "Il voto per gli immigrati alle amministrative è un titolo – ha detto ancora Fini – bisogna capire come si realizzano i capitoli del libro. Bisogna definire le condizioni minime indispensabili e più o meno precise".
Giampaolo Landi di Chiavenna, responsabile nazionale immigrazione di Alleanza Nazionale, punta invece il dito contro la Santanchè: "La signora Santanché – dice – nel 2003 ha firmato l’atto Camera numero 4397 per concedere il voto amministrativo agli immigrati: da quando è invece leader della estrema destra ha cambiato idea a 360 gradi".
"Che un immigrato regolare, che lavora e paga le tasse, possa votare alle amministrative è un dato di fatto, il problema – come hanno detto sia Fini che Berlusconi – è individuare i criteri che rendano questo diritto certo" dice Souad Sbai, candata alla Camera per il Pdl. "Ad esempio, – spiega Sbai – uno dei criteri potrebbe essere il possesso della carta di soggiorno e non di un semplice permesso di soggiorno".
Diversa la posizione di Maurizio Gasparri, che ribadisce "la mia personale contrarietà al voto agli immigrati". "La Costituzione – spiega – stabilisce con precisione che il diritto di voto è dei cittadini italiani, anche quello amministrativo. Sono certo che se vincerà il Centrodestra non ci sarà alcuna possibilità che venga modificata la Costituzione in questa direzione"
Apre invece al voto il Movimento per l’Autonomia. Secondo il capolista alla Camera e candidato alla presidenza della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, "quando ci si integra in una comunità, si fa fino in fondo il proprio dovere, pagando le tasse locali, è ovvio e naturale che l’altra faccia della medaglia comprenda anche i diritti, primo tra questi quello di scegliersi la propria parte di dirigenza locale"
Un richiamo a un confronto sereno arriva dal segretario della Dc per le Autonomie Gianfranco Rotondi. "Solo una politica responsabile e che non fa polemiche speciose può trovare dei punti di confronto seri e non strumentali su temi delicati come quello del voto agli immigrati. Temi che non abbisognano di urla e di estremismi, ma di dialogo sereno tra le forze politiche per approdare ad una mediazione possibile".
Intanto il candidato dell’Udc Pierferdinando Casini ribadisce che il suo partito è a favore del voto alle amministrative. “Noi nel nostro programma abbiamo che dopo cinque anni gli immigrati regolari, quelli che sono persone perbene e che lavorano nelle nostre fabbriche e nelle nostre famiglie aiutandoci i conti previdenziali in pari, possono avere diritto di voto".
Reazioni anche dal centrosinistra. “Nel Pdl, sul tema del voto agli immigrati, è già cominciata la sarabanda. Possiamo continuare così con dichiarazioni, smentite, continue riunioni di maggioranza?" commenta Walter Veltroni, il candidato premier del Pd.
Il leader dell’ Italia dei Valori Antonio Di Pietro dice: “Il voto agli immigrati per le amministrative è una cosa opportuna. L’immigrato regolare fino a quando non è cittadino italiano non può votare per le politiche. Se è residente e dimostra di avere un lavoro, invece, può votare alle amministrative"
"Meglio tardi che mai. Riconoscere che dopo cinque anni di presenza in Italia chi ha lavorato e prodotto ricchezza possa esercitare il diritto di voto almeno nelle elezioni comunali è un elemento di semplice buon senso” chiosa invece il leader della sinistra Arcobaleno, Fausto Bertinotti. "Il riconoscimento del voto agli extracomunitari – dice – sarebbe un processo di civilizzazione nel nostro paese. Sarebbe comunque bene che questo venisse detto con chiarezza e coralmente da tutti i soggetti politici".