Roma – 11 gennaio 2013 – Mentre i cori razzisti riempiono stadi e giornali, il miglior arbitro dell’anno si chiama Eduart Pashuku. Almeno ad Albano Laziale, dove il ventitreenne di origine albanese si è aggiudicato il Broccolo d’Oro, premio riservato al miglior fischietto della Sezione.
Dal 2008 ha avviato la sua carriera come arbitro. "E' stata una scelta, più che lo sviluppo di una passione. Mi ero reso conto di essere negato come calciatore, ma non volevo abbandonare il sogno di scendere in campo, così ho deciso di diventare un arbitro. Sì, devo ammettere che è stata una seconda scelta ma mi sono sentito a mio agio ad indossare quella divisa".
Anche se il nome può far sorridere, "Il Broccolo d'oro" è un riconoscimento prestigioso tra gli arbitri dei Castelli romani. "Il premio me lo hanno assegnato perché mi sono particolarmente distinto nella direzione di gara nella categoria Eccellenza e per me è stata una grande emozione riceverlo, perché me lo ha consegnato il presidente dell'Associazione Italiana Arbitri, Marcello Nicchi".
"Fare l'arbitro – racconta – non è certo meno faticoso che essere calciatore, richiede una buona preparazione finisca, l'allenamento deve essere costante. Quando all'università e al lavoro serale come cameriere in un ristorante aggiungi anche le partite, non è facile".
Tutto è iniziato con un corso di 5 mesi e la successiva abilitazione. “I miei genitori all'inizio erano contrari, preferivano che mi concentrassi sugli studi, ma poi quando hanno visto che arrivavano i primi risultati, hanno iniziato a darmi il loro sostegno".
Eduard è il primo arbitro “straniero” abilitato nel Lazio e il primo “albanese” nella categoria nazionale. A differenza dei calciatori, i giudici di gara nati all’estero sono ancora pochi.
Samia Oursana