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Lama Islam: “Tra rime e abbigliamento cresce la nuova identità italiana”

Rapper e imprenditore bolognese di origine marocchina: “Il rap permette di esprimermi e di arrivare alle persone per quello che sono”

Roma, 20 marzo 2013 – Issam Mrini, in arte Lama Islam, nasce in Marocco e cresce a Bologna, dove, sin da giovanissimo, si avvicina alle cultura hip hop. “Più che dire che mi sono avvicinato al rap, posso affermare di esserci cresciuto. Tutti gli amici di allora, come quelli di oggi, erano rapper e anche io non ho potuto fare a meno di abbracciare quest’arte".

Oggi, a trent’anni, Lama Islam è un punto di riferimento del rap “Made in Bologna” e conosciuto in tutta la scena underground nazionale.

Un grande progetto. “Dopo il diploma come operatore turistico, che non mi è servito a niente, tra un lavoretto e l’altro mi sono buttato nel mondo della musica. Ma solo nel 2002, dopo un memorabile viaggio a New York, ho aperto con l'amico Inoki un negozio d’abbigliamento hip hop, nel centro di Bologna. In quel periodo non c’erano molto negozi di questo genere, oggi il mio negozio è diventato un vero punto di riferimento per tutta la scena rap bolognese”.

“Non è stato per niente facile realizzare questo progetto – sottolinea il rapper –  ho fatto numerosi sacrifici e prestiti in banca, ma grazie a Dio le cose vanno bene e nonostante la crisi, oggi ho anche creato un mio marchio 'Renim'".

Rap libero. “Tra i miei principi quello che spicca più di tutti è il valore dell’indipendenza, nel lavoro e soprattutto nella musica. Non voglio avere vincoli nell'esprimermi, voglio restare autentico e firmare con una casa discografica, entrare a far parte del mainstream vorrebbe dire annullare tutto questo. Quindi preferisco auto-produrmi e restare quello che sono”.  Nei miei testi parlo d’immigrazione, della mia storia, delle difficoltà ed esperienze di tanti ragazzi come me, che pur vivendo qui da tanti anni e avendo la cittadinanza italiana, veniamo ancora trattati da immigrati o clandestini”.

Italiano – Immigrato: 2 in 1. “Mi è capitato che la polizia mi chiedesse di esibire il permesso di soggiorno anche se nella carta d’identità c’è scritto che ho la cittadinanza italiana, sembra che lo facciano apposta per ricordarti che sei diverso. In banca e negli sportelli pubblici mi chiedono ancora se capisco la loro lingua, cioè la mia”.

“Con la musica cerco di scuotere le coscienze. Sono uno dei primi nord africani ad aver intrapreso questo percorso in Italia, infatti con altri ragazzi abbiamo dato vita alla “Lega Nord Africa”, sono T-Shirt, una provocazione, puoi immaginare verso chi”.
“Molti dei miei featuring sono con artisti che cantano in arabo, molti di loro non parlano molto bene l’italiano, ma hanno un grande talento. Dargli spazio, renderli protagonisti con il rap è un modo per distoglierli da altro e far crescere la loro autostima”.

Futuro. “Siamo organizzando un grande festival per Giugno 2013 il “Ethnic City Bolo Cultural Jam”, si tratta della prima edizione aperta a tutti gli artisti hip hop locali e con qualche special guest internazionali e per l’occasione presenterò il mio disco. Per il resto, io la vita la vivo alla giornata”.

Samia Oursana

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