Roma – 13 novembre 2013 – La storia di Nadia Sbitri è l’ennesima vicenda che ci dimostra quanto la burocrazia italiana sia in grado di infrangere i sogni di una giovane atleta.
Nadia ha diciotto anni e da quando ne ha cinque danza sui pattini a rotelle. Dopo una vita di allenamenti, coreografie e gare la giovane atleta arriva ad un passo dal sogno più grande: la convocazione ai mondiali. “Mi sono allenata 13 anni – racconta – e ora le gare per le quali ho lavorato tutta una vita le posso guardare solo in televisione”.
Facciamo un passo indietro. Nell’agosto del 1995, a soli dodici mesi di vita, Nadia si trasferisce con la sua famiglia da Kanitra in Marocco a Castel Maggiore, in provincia di Bologna. Da quel momento l’Emilia diventa la sua casa.
Nel 2009 fa richiesta per diventare cittadina italiana a tutti gli effetti. All’epoca la pattinatrice è minorenne e tutta la documentazione fa capo ai suoi genitori, una coppia di marocchini in Italia da più di quindici anni. Passano quattro anni e non arriva nessun tipo di feedback da parte del Viminale…
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