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Obehi Peter Ewanfoh: “Racconto l’Africa d’Italia”

Il documentarista e scrittore veronese d’origine nigeriana.  “Tutto è partito da due corsi online. In qualche modo internet mi ha salvato”

Roma – 30 gennaio 2013 – Armato di penna e videocamera Obehi Peter Ewanfoh racconta l’Africa attraverso la diaspora, una chiave per comprendere anche l’Italia che cambia.

L’Italia che non immagini. “Sono nato e cresciuto a Uromi, città nel sud della Nigeria. Come molte famiglie africane anche la mia è numerosissima, siamo in nove, compresi mio padre e mia madre, io sono il quinto figlio. Fino ai vent’anni ho vissuto in Nigeria, avevo da poco completato gli studi, non mi mancava nulla, avevo anche fatto qualche esperienza come insegnante”.

“È  stato mio fratello maggiore a farmi avere il visto per l’ Italia. Il mio arrivo a Verona è stato piacevole, ma solo per i primi mesi. Scaduto il visto sono entrato in clandestinità per diversi anni. È stato davvero un brutto periodo e ho rimpianto diverse volte la mia vita in Africa. Mai avrei immaginato che l’ Europa poteva essere quello che ho vissuto. Ho dovuto adattarmi a molte situazioni e fare i lavori più umili, come il venditore ambulante. Alcuni giorni erano più difficili di altri, per fortuna avevo molti amici che mi incoraggiavano”.

Scrivere. “La scrittura è sempre stata un’ancora. Mi aiutava a portare il pensiero altrove. Raccontavo e descrivevo tutto quello che vedevo e vivevo in quel periodo. Il risultato fu un libro: “Between Africa & Europe”. E’ la mia storia e quella di tanti altri, ragazzi e ragazze che arrivano in Italia e si sentono spaesati tra le loro mille difficoltà e con un sogno da raggiungere. Ho sempre scritto in inglese, perché l’italiano lo stavo ancora imparando”.

“In quegli anni ho coltivato e portato aventi la mia più grande passione: il giornalismo. Durante il periodo in cui ero senza documenti non potevo iscrivermi a nessuna scuola, ma un amico mi disse che era possibile farlo in via telematica senza aver bisogno di documenti, mi sembrò un’idea geniale. Mi iscrissi alla “London School of Journalism” con cui mi sono diplomato nel 2010. E’ stata la cosa che mi più di tutto mi ha aiutato ad andare aventi in quel periodo”.

“Nel 2009, finalmente, sono riuscito ad avere un permesso di soggiorno. Ho lavorato in un centro dei missionari Comboniani per due anni in provincia di Brescia, dopo di ché ho deciso di tornare a Verona. Una città bellissima e ricca di cultura e stimoli, mi trovo davvero bene qui, anche se no mancano episodi di razzismo”.

Videomaker. “Un giorno per caso mi è capitato in mano un programma per pc per montare e realizzare video. Con tanta curiosità e voglia d’imparare mi divertivo a scoprire i segreti e i trucchi di quel programma, finché non ho imparato ad usarlo. Facevo le riprese, le mondavo e caricavo i video su internet. Per perfezionarmi e scoprire le tecniche del mestiere, sempre per via telematica, mi sono iscritto alla “New York Director School”.

“Nel frattempo ho trovato lavoro come receptionist in un albergo a Verona, è un bel lavoro, mi piace e mi trovo molto bene, inoltre mi permette di portare avanti i miei interessi: realizzare documentari e scrivere”.

Obiettivo Africa. “Sento che ho tanto da raccontare e da scoprire. Da diversi anni collaboro con alcuni portali online che parlano di Africa e ad oggi ho realizzato video in collaborazione con “Archivio delle memorie migranti” e il mio documentario “Creating the blackness of Africa”, che è stato premiato durante l’edizione 2011 del Festival del cinema africano di Verona. Mentre “The Journey – La nostra storia” è il documentario che racconta la multiculturalità di oggi a Verona. Attualmente sto lavorando ad un documentario sulla Nigeria attraverso la sua diaspora”. Sono anche autore dei libri: “Still owing me goodbye” e “Underdevelopment in Africa: My Hands are clean”.

“E pensare che tutto è partito da due corsi online. In qualche modo internet mi ha salvato, mi ha permesso di realizzare i miei sogni”

Samia Oursana
 

 

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