Roma – 15 gennaio 2013 – Seble Woldeghiorghis, nata a Bologna da mamma eritrea e padre etiope e con un forte legame con la Tanzania. Oggi ha 30 anni e lavora nello staff dell'assessorato alle politiche sociali nel Comune di Milano.
"Ho scoperto il melting pot in Tanzania a Dar es Salaam, dove ho vissuto per alcuni anni della mia infanzia e trascorso le vacanze estive per tutta l'adolescenza. Sono cresciuta con questa identità, anche Bologna è una città ricca di diversità, ne fa la sua ricchezza e non un difetto. Ho sempre trovato la normalità nella differenza, consapevole delle mie origini".
“Con l'idea di restare solo pochi mesi ho fatto molti lavori umili sotto pagati, poi ho partecipato ad un progetto europeo che mi ha portato a lavorare in un ufficio stampa nel settore della moda. Quello stage di tre mesi si è trasformato un lavoro durato circa quattro anni. È stata un’ esperienza che mi arricchito moltissimo, ma non mi sentivo a casa e vivevo i limiti da italiana: il cibo e la lontananza dagli affetti e quei pregiudizi che non avrei mai pensato potessero far parte di me".
Dalla moda al Primo Marzo. "Il mio ritorno in Italia mi ha portato a proseguire nel mio settore, sempre come ufficio stampa nella moda. Ma l'interesse per il sociale e la mia voglia di partecipazione mi ha portato a conoscere il movimento Primo Marzo, lo sciopero degli stranieri. Sono entrata nel comitato promotore curando le adesioni e la posta elettronica. La nascita del movimento ha coinciso con i fatti accaduti a Rosarno e la voglia di dire no al razzismo era tanta".
In Comune. "Ho lavorato nelle redazioni per testate di carattere sociale, come Peacereporter e la web tv Look Out. La campagna elettorale del 2011 per l'elezione del sindaco di Milano mi ha dato l'opportunità di contribuire alle "Officine di Pisapia" in cui, con altri amici, ho coordinato il tavolo Milano città internazionale. Da quel momento è iniziato il mio coinvolgimento politico. La vittoria di Pisapia mi ha cambiato la vita”.
“Sono entrata all'assessorato alle politiche sociali, con Pierfrancesco Majorino. Mi occupo di immigrazione, in modo particolare di seconde generazioni: coordino un tavolo di figli di immigrati che ha l'obbiettivo di condividere idee e proposte con l'amministrazione. Ma anche di diritti lgbt e di beni confiscati alla mafia”.
Un messaggio. "I cittadini devono riconoscersi nelle persone che li amministrano e il mio ruolo è anche un messaggio di cambiamento. E' importante abituarsi a vedere anche nuovi cittadini lavorare negli uffici pubblici, come negli ospedali o nelle banche. Credo sia anche un messaggio per i miei coetanei e per i loro genitori di origine straniera: gli sforzi che fanno potranno essere ripagati, in una società pronta ad accoglierli pienamente".
Samia Oursana