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Ddl sicurezza, il governo faccia un passo indietro

di Luciano Lagamba 20 marzo 2009 – L’iniziativa dei giorni scorsi degli oltre cento parlamentari del Popolo della Libertà ha avuto il merito di amplificare una protesta che già aveva visto in prima fila, con la Chiesa, le organizzazioni del volontariato e larga parte del mondo sanitario, la nostra organizzazione sindacale.

Stiamo parlando del disegno di legge sulla sicurezza e, in particolare, su alcune delle misure di contrasto alla immigrazione clandestina, a partire da quella contestatissima che, se pure non obbliga i medici a denunciare l’immigrato non in regola, di fatto produce una situazione di incertezza tale per cui in molti, in troppi, rinunciano a presentarsi ad un pronto soccorso per non rischiare di trovare i carabinieri all’uscita dello stesso.

È vero, come dice parte della maggioranza, che è poi il medico a decidere se e come denunciare l’immigrato al quale ha prestato soccorso, ma è pur vero che per molti cittadini stranieri il rischio potrebbe non valere la candela, arrivando così a sottovalutare la propria malattia. È già successo purtroppo che una donna africana morisse perché quella che credeva fosse influenza o stanchezza in realtà era tubercolosi.

Così, per assecondare una visione semplicistica della nostra società, secondo la quale larga parte delle criticità sono da collegare al fenomeno dell’immigrazione clandestina, si arriva al paradosso di non curare i cittadini residenti nel nostro Paese, non assicurando la generale  tutela della salute. In un colpo solo, si sono messi in un angolo gli articoli 3 e 32 della Costituzione, rispettivamente sulla pari dignità di tutti i cittadini e sul diritto alla salute, senza prevederne le conseguenze.

Le parole del premier, Silvio Berlusconi, e del ministro dell’Interno, Roberto Maroni, lasciano, però, sperare una decisa inversione di tendenza. L’auspicio da parte nostra è, infatti, quello che si passi dalla fase molto elettorale degli slogan preconfezionati a quella del confronto scevro da ogni luogo comune nell’interesse di tutti quanti, sia dei cittadini italiani che degli immigrati, il cui apporto in termini economici, culturali e sociali non può essere disconosciuto da alcuno.

Già a dicembre, scendemmo in piazza insieme alle tante associazioni che operano nel settore. Come Sei Ugl sostenemmo, con la nostra contrarietà al provvedimento che era stato presentato in Parlamento, la necessità di aprire un tavolo sul tema dell’immigrazione che non può essere ridotto ad una semplice questione di sicurezza, soprattutto in un momento di grave crisi economica con imprese che chiudono, disoccupati che aumentano e, conseguentemente, con famiglie disperate che non sanno come far quadrare i conti.

Pur apprezzando gli sforzi e l’apertura al dialogo di alcune Istituzioni che seguono con attenzione le nostre come le altre proposte che arrivano dal mondo dell’associazionismo, non comprendiamo perché sull’argomento non si riesca ad instaurare un maturo rapporto di confronto sulla base di idee sicuramente diverse, ma con obiettivi altrettanto sicuramente convergenti, vale a dire la sicurezza e la dignità dei cittadini.

Liberi da ogni condizionamento, auspichiamo, quindi, che il governo faccia alcuni passi indietro, avviando nel contempo una revisione delle norme vigenti ed in discussione in Parlamento, con l’istituzione di una cabina di regia che riunisca competenze oggi disperse in una decina di soggetti diversi.

Ciò a garanzia del dettato costituzionale, laddove all’articolo 3 si stabilisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Compito della Repubblica è di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana e non di vessare alcune categorie di cittadini che magari hanno la sola colpa di non essere in regola con i documenti e, proprio per questo, sfruttati da imprenditori con pochi scrupoli e preda della malavita organizzata.

Luciano Lagamba
Presidente Sei-Ugl

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