A Renzo Bossi, 20 anni non sono bastati a imparare lingua e cultura di un Paese lontano e ostile 9 dicembre 2008 – Chi ha detto che i politici parlano sempre e non concludono mai? Le classi speciali, ad esempio, sono già una realtà.
Il benemerito progetto della Lega di creare una “riserva” per gli immigrati in difficoltà con la lingua italiana sta prendendo forma concreta. E’ vero, non sempre le novità producono effetti immediati. Capita che chi nasce ciuccio, si confermi tale anche nella classe creata appositamente per lui. Ma nessuno può negare che per merito del partito di Bossi la nostra scuola stia cambiando volto.
Con emozione mista ad orgoglio siamo qui a parlare della prima classe speciale italiana, che non a caso ha visto la luce nel territorio culturalmente più avanzato del paese: la provincia di Varese.
E’ lì, nella prestigiosa Tradate, che Renzo Bossi ha ripetuto l’esame orale di maturità scientifica che aveva clamorosamente cannato a luglio. Poiché era già la seconda volta che il figliuolo del ministro Umberto veniva bocciato, mamma e papà prima protestarono vivacemente contro gli insegnanti meridionali che vanno a confondere le idee ai giovani talenti del Nord, poi fecero ricorso al Tar, infine pensarono di inserire il loro dotato ragazzo in una delle famose classi per bimbi in debito con l’italiano.
Così, dopo alcuni mesi, eccoti il Renzo che ci riprova per la terza volta. Considerato che eravamo alle soglie del record e che le scuole statali sono infestate da docenti del Sud, Renzo si era presentato come privatista al Collegio arcivescovile Bentivoglio di Tradate, un centro formativo che gli annali internazionali equiparano all’università di Yale. Risultato: bocciato anche lì.
E dire che il ministero dell’Istruzione, visto che in questo periodo ha poco da fare, si era prodigato per evitare una nuova ingiustizia ai danni dell’erede Bossi. Da viale Trastevere era arrivato nientedimeno che un “ispettore” incaricato di vigilare che non vi fossero trappole sudiste-mafiose ai suoi danni.
Rassicurato dall’ispettore, Renzo era parso molto tranquillo. Aveva anche scherzato: “Questa volta ho portato una tesina in fisica, niente politica”. Nello sfortunato esame di luglio, infatti, Bossi jr si era presentato con una tesi su Carlo Cattaneo, fidandosi del fatto che Cattaneo non era in condizione di protestare.
Che dire dopo quest’ennesimo infortunio? Ci sono degli sconsiderati che hanno voglia di scherzare, tipo i 700 patiti di Facebook che hanno fondato un “fan club” di Renzo con lo slogan “Dopo il Tar la Corte di Cassazione. Nessuno è maturo fino alla sentenza definitiva". Ma qui c’è ben poco da ridere. Il problema è squisitamente politico.
La classe speciale, come si vede, ha i suoi limiti: non è scontato che un povero immigrato padano riesca, dopo soli 20 anni, ad imparare la lingua e la cultura di un paese lontano ed ostile come l’Italia.
Del resto, nel caso di Renzo bisogna anche scontare il difficile ambiente familiare. Sembra che il padre, uomo peraltro di buon cuore, sia abituato ad usare il dito medio al posto delle parole, per non dire di alcune stranezze tipo baciare un’ampolla piena di acqua del Po o decidere da un giorno all’altro di aprire un Parlamento e battere moneta. Tuttavia, pur considerando gli handicap sociali, resta il fatto che Renzo Bossi non ce l’ha fatta neanche con l’aiuto dell’ispettore e dei vescovi.
Visto che l’ipotesi di mettersi a studiare è totalmente da escludere, il vero rischio a questo punto è un altro. Lo diciamo con sgomento ed amarezza: temiamo che proprio lui, figlio irriducibile del Nord ed ombra politica del capo della Lega, possa seguire l’esempio della ministra bresciana Gelmini e andare a diplomarsi a Catanzaro.
Sergio Talamo