di Piero Soldini, Resp. Dipartimento Immigrazione Cgil Nazionale A parlare oggi di immigrazione uscendo dalla sua rappresentazione negativa di pericolo e minaccia per la sicurezza dei cittadini, si rischia di essere impopolari e tacciati di buonismo verso gli immigrati criminali. Sfidare il senso comune è un compito difficile ma necessario, se vogliamo affrontare in modo serio e responsabile una questione epocale come l’immigrazione.
A scanso di equivoci, dico subito che non hanno torto i cittadini ad invocare più sicurezza nelle città e se la paura non è commisurata ad un pericolo reale, anche la sola percezione è di per sé qualcosa a cui la politica deve prestare attenzione. La politica è oggi all’altezza di affrontare il problema della sicurezza nelle nostre città? Come pensiamo di governare una società, che piaccia o no, è già nei fatti, multiculturale? E’ bene ricordare quali sono state nel nostro paese nel corso degli ultimi 10 anni le politiche migratorie e tentare qualche riflessione.
Il primo governo di centro sinistra dal 1996 al 2001 emanò una legislazione organica in materia di immigrazione attraverso la legge Turco-Napolitano che non può essere certo definita una legge permissiva nei confronti degli immigrati, visto che prevedeva l’ingresso di manodopera straniera con il meccanismo delle quote flussi e l’istituzione dei CPT; inoltre fu stralciato sia il diritto d’asilo che il diritto di voto. Eppure nel 2001 si disse che una delle cause della sconfitta del centro sinistra risiedeva nell’approccio troppo tollerante al tema dell’immigrazione.
Tant’è che la Legge Bossi Fini varata dal secondo governo Berlusconi, ha inasprito tutte le norme del Testo Unico, rendendo quasi impossibile l’ingresso legale dei lavoratori Immigrati nel nostro paese.
Una legge che produce volutamente illegalità e clandestinità. I clandestini servono all’economia sommersa perché costano poco, sono facilmente ricattabili e possono essere utilizzati per acquisire consensi elettorali. Non è invocando la tolleranza zero verso i clandestini che si combatte l’illegalità, ma con una governo dei flussi migratori che incoraggi l’ingresso regolare.
Il governo dell’Unione, nonostante avesse assunto l’impegno prioritario di cambiare la Bossi-Fini, in questi due anni di governo non è riuscito a farlo ed oggi dopo le elezioni ascoltiamo di nuovo analisi su questo tema secondo cui il centro-sinistra paga un prezzo elettorale (alla Lega) rispetto alla cattiva gestione dell’Immigrazione, indotta da una cattiva legge ancora in vigore (Bossi-Fini) che il centro destra difende e non cambierà e quindi continuerà a produrre clandestinità, irregolarità ed insicurezza, che poi forse dovrà essere repressa e combattuta o forse meglio continuerà ad essere agitata a chiacchiere propagandistiche che a quanto pare continuano a dare i loro frutti.
Berlusconi dice di voler chiudere le frontiere e sembra che lo possa fare con il consenso popolare, a giudicare dalle ricostruzioni mediatiche del senso comune della gente, avendo anche il consenso degli operai o addirittura di quegli immigrati che sono entrati, lavorano e dicono: “adesso basta gli altri non devono più entrare”. Si ha l’impressione di essere di nuovo nella situazione in cui il popolo crocifiggerebbe Gesù e libererebbe Barabba.
E’ possibile? Io credo di no!
Non condivido il programma economico fiscale e sociale di Berlusconi , ma se mi dicessero di scommettere sul suo fallimento io non lo farei. Se invece dovessi scommettere sul fallimento di Berlusconi e della Lega nell’obiettivo di chiudere le frontiere io mi giocherei tutto perché questo obiettivo è, oltre che sbagliato assolutamente impossibile.
Le nazioni più avanzate e più ricche del mondo sono multietniche e la mobilità delle persone è una risorsa e un investimento sul futuro dell’umanità.
Quindi l’utilità, la strutturalità e l’inesorabilità del fenomeno migratorio sono inconfutabili, per cui l’Immigrazione non si arresta, non si contrasta ma si deve governare con politiche di regolazione, legalizzazione e sostegno dei flussi, tutele dei diritti dei migranti e delle loro famiglie.
Su questo terreno, che sembrerebbe impraticabile nel contesto in cui siamo, ci sono molte cose da proporre e da fare.
Iniziamo con la cittadinanza: la nostra legislazione in materia non prevede lo Jus Soli; come la mettiamo con i bambini che nascono in Italia da famiglie d’Immigrati che vivono stabilmente nel nostro paese? Come li vogliamo considerare questi bambini se non cittadini italiani, che devono crescere senza discriminazioni e con un sano senso civico di appartenenza alla comunità nazionale? Pensiamo di espellerli o tenerli ai margini come ragazze e ragazzi e poi donne e uomini di serie b?
C’è poi il diritto di voto agli immigrati; in Italia ci sono circa 3 milioni di cittadini stranieri che risiedono stabilmente nel nostro paese e non hanno il diritto di voto. Sono l’8% in media del corpo elettorale che in alcuni comuni arriva al 25%. Un deficit di democrazia che lede il principio del suffragio universale.
Veniamo al decreto flussi: su questo punto la situazione è ancora più drammatica; il meccanismo previsto dalla legge è ingestibile, lo dicono tutti, ma non si fa nulla per cambiarlo.
Delle 800.000 ultime domande, ad oggi a distanza di 4 mesi gli uffici Immigrazione ne hanno esaminate soltanto 33 mila e di queste ne hanno scartate o sospese per chiarimenti circa la metà e all’altra metà (16.000) sono stati consegnati i nulla osta. Con questo ritmo per esaminare tutte le domande gli ufficio impiegherebbero 8 anni. E’ chiaro che siamo alla farsa senza contare che quando arriva il nulla osta bisogna poi ritornare nel paese di origine e chiedere il visto nelle nostre ambasciate: un’impresa che sarebbe impossibile anche per Indiana Jones! Gli uffici Immigrazione hanno lo stesso personale del 1990 quando gli immigrati presenti in Italia erano 500.000 oggi sono 8 volte tanti. O si aumenta il personale oppure si riduce drasticamente la pressione burocratica; credo che bisognerà inevitabilmente agire sui due fronti: personale civile in più come previsto da un accordo sindacale e semplificazione attraverso autocertificazioni, sponsorizzazioni e permessi per ricerca di lavoro. In caso contrario continuerà a dilagare il caos.
C’è poi la questione delle espulsioni: si continua a dire espelliamo tutti i clandestini, verrebbe da rispondere fatelo!!
Per fare un’espulsione coatta si spenderebbero 10.000 euro, per farne 100.000 occorrerebbe 1 miliardo di euro quando in bilancio ce ne sono 140.000.
In Italia ci sono più di un milione d’Immigrati irregolari e la stragrande maggioranza di loro lavora in nero in condizioni di ricattabilità, grave sfruttamento ad opera dell’economia sommersa.
In Europa secondo le stime di Frattini, ce ne sono più di 8.000.000 (negli Stati Uniti sono 12.000.000) pensare di espellere, deportare milioni di persone è una follia, forse solo un nuovo nazismo potrebbe immaginare un’impresa del genere.
E’ chiaro che la strada da battere è necessariamente quella di percorsi di regolarizzazione di queste persone, non intendo la sanatoria che prende solo atto che ci sono, ma regolarizzazione del loro lavoro come unica soluzione, non solo per sconfiggere la clandestinità, ma anche per rendere più legale e più sana la nostra economia e la nostra società.
I delinquenti vanno puniti italiani e stranieri e questo non bisogna dirlo, bisogna farlo.
La sicurezza è una grande questione sociale che riguarda tutti i cittadini e non può essere utilizzata per dividere chi è nato qui da chi viene qui per lavorare.
Per affrontare questo problema non ci sono ricette semplici, ma una pluralità di azioni, dall’efficacia delle forze dell’ordine al sistema giudiziario e carcerario, ma soprattutto dal risanamento, prevenzione e qualificazione del territorio nei paesi e nelle città, dalla promozione e qualificazione di servizi di prossimità per le persone e per la convivenza civile della comunità. Poi ci vogliono politiche di inclusione che garantiscano a tutti i diritti sociali, civili e politici.
Piero Soldini
Res. Dipartimento Immigrazione
Cgil Nazionale