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Sporca miseria!

Con tutte le colpe che vengono addossate agli africani, va a finire che pure Roma sporca è proprio "colpa di quelli là" Roma – 8 giugno 2009 – Paragone paritario tra città europee e città africane. Di primo acchito una bomba del genere sarebbe l’orgoglio di ogni abitante e di ogni amministrazione del continente nero, a cui è stato imposto (e che si sono imposti) il modello dei paesi sviluppati come quello vincente, al quale ispirarsi e tendere.

Che gli africani fossero riusciti a riempire il gap che ancora ieri sembrava incolmabile? Miracolo di un sogno! Ma poi ecco lo schiaffo che ti risveglia dal sogno all’incubo! Città africane uguali alle città europee. Più precisamente Roma uguale alle città africane: sì, ma nella sporcizia! Ah!
E già! Il Presidente del Consiglio si è lamentato che Roma è sporca. Lo sappiamo, lo dicono tanti italiani e tanti romani stessi. Ma egli ha pure precisato che Roma è sporca come le città africane.

Come no? L’altro fatto curioso è che tra i commenti di rimando che hanno seguito, spicca in controtendenza l’elogio fatta ad alcune città africane, come Tunisi per esempio. Reggetevi bene! Tale elogio era firmato dal leghista Roberto Castelli. Storia da matti (da Lega…re!)”
Che le città africane non siano perle d’ecologismo, bastano tanti africani stessi a dirlo. Ma il fatto è: perché se si deve rilevare che la Città eterna è sporca, bisognerebbe per forza automaticamente tirare in ballo le metropoli dell’Africa, secondo una consuetudine purtroppo negativamente consolidata? 

Una delle cose che colpisce l’immigrato africano, fresco di sbarco in Italia, è che già sente dire, per esempio, che quelle famose piogge sporche che insozzano le macchine, dopo il loro passaggio, vengono dall’Africa, dove peraltro tale fenomeno non l’ha mica mai visto. E poi se in Italia  la gente vive nell’insicurezza, è colpa di questi africani che sbarcano con le bagnarole del mare. E ancora, se il lavoro scarseggia in Italia, è perché gli africani rubano il lavoro, sgobbando in nero (ogni rima è puramente casuale!). Si potrebbe continuare ad inanellare colpe che vengono ricondotte agli africani.

Certo è che, in realtà, nel pentolone ci sono gli extracomunitari in toto, solo che concretamente quando c’è da rilevare gli immigrati, quelli africani sono i primi a essere individuati e additati.
Paragonare lo sporco di una città africana allo sporco di una città europea è ingeneroso, non fosse altro che di base, c’è una grande differenza di mezzi e di priorità di utilizzo degli stessi. In effetti, in posti dove purtroppo uno ha la mente occupata tutto il giorno a risolvere cosa mettersi in pancia, è purtroppo difficile pensare ad usare risorse contatissime (se non quasi inesistenti) per smaltire contenitori ormai vuoti (per lo stomaco) come può essere la spazzatura.

E poi che dire delle tante denunce messe a tacere, che accusano una buona parte dell’Africa di essere (naturalmente con le connivenze dei dirigenti locali) delle discariche illegali di rifiuti esportati (indovinate un po’) proprio dall’Europa. E non si tratta di spazzatura “ordinaria” ma di quella delle più altamente tossiche, veri rifiuti, rifiutati dalla stessa Europa. Per fortuna, qualcuno (per errore) si fa ogni tanto beccare come è successo in Costa d’Avorio, dove i rifiuti tossici scaricati nella laguna d’Abidjan, ad opera della nave “Probo Koala”, hanno causato 16 morti, 76 ricoverati gravi e persino 100.000 altre vittime non ricoverate.

Ma che interpretazione si dovrebbe dare al fatto che una città europea sia ritenuta sporca da essere paragonata ad una città africana sporca (per natura?). Vogliamo essere maligni? (Si dice che a pensare male, ci si indovina). Non sia mai che, con tutte le colpe che vengono addossate agli africani, vuoi vedere che va a finire che pure Roma sporca è proprio "colpa di quelli là".
Ma su questo, possiamo rassicurare che, questa volta, noi africani veramente non c’entriamo niente:  Roma, l’abbiamo trovata già così! E quindi sporca miseria! Non ci si può additare tra quelli che sporcano e sciupano la patria di Scipione l’Africano.

Milton Kwami
Africa Nouvelles

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