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Una giornata “con” gli immigrati

La UIL favorisce l’idea di una giornata a marzo di valorizzazione della risorsa immigrazione e di costruzione di un nuovo modello di convivenza multi etnica

Roma -14 gennaio 2009 – Sfruttati, vessati, discriminati e spesso oggetto di razzismo.

Nel nostro Paese non ci si comporta bene con gli immigrati: non lo fa la politica di chi governa che ha scelto misure draconiane per rimediare alla propria incapacità di governare il fenomeno; non lo fanno molti esponenti politici dediti al “cattivismo” per meschine ragioni elettorali, incuranti dei danni alla convivenza civile che possono provocare alcune loro dichiarazioni; non lo fanno i mass media che spesso usano un linguaggio ed un approccio alle notizie dispregiativo quando si tratta di immigrazione, cogliendo ed accentuando solo la cronaca nera; non lo fanno molti datori di lavoro che sfruttano la condizione di debolezza di chi è legato al rinnovo del permesso di soggiorno, per abbassare il loro salario ed alzare l’orario giornaliero di lavoro; abbiamo poi lo sfruttamento estremo dei caporali (non solo in agricoltura) che rasenta lo schiavismo e la violazione dei diritti fondamentali della persona, com’è successo di recente a Rosarno, ma come potrebbe succedere in molte altre parti d’Italia, al Sud come al Nord .

Eppure i cinque milioni di cittadini non italiani che ormai vivono e lavorano con noi ci sono diventati indispensabili e non solo perché producono un decimo del nostro PIL e pagano in parte le pensioni degli italiani: ma soprattutto perché le nostre aziende, i nostri servizi smetterebbero in gran parte di funzionare e le nostre famiglie andrebbero subito nel caos se non potessero contare, anche solo per un giorno, dell’apporto indispensabile degli immigrati. Se un giorno gli immigrati decidessero di fare a meno di noi, non noi di loro.

Per questo motivo comprendo e condivido in gran parte le ragioni dei promotori dell’iniziativa “una giornata senza immigrati”, promossa per il mese di marzo, specialmente dopo i gravissimi fatti di Rosarno.
E’ urgente mettere fine all’esistenza di veri e propri lager lavorativi dove viene non solo cancellato il rispetto delle norme contrattuali e di legge, ma abolito lo stesso rispetto per la stessa persona.
E’ necessario, inoltre, che la pubblica opinione percepisca il valore positivo dell’immigrazione e della necessità di costruire insieme non solo condizioni d’integrazione, ma una nuova forma di convivenza tra le diverse culture, tradizioni e religioni che ormai compongono la nostra società.

Sarebbe un errore, però, parlare di sciopero. Primo perché lo sciopero si fa contro qualcuno e potrebbe essere strumentalizzato in quanto iniziativa contro gli italiani; secondo, perché sarebbe un grave errore  rompere il meccanismo di solidarietà che deve legare chi lavora insieme, italiani e non. Terzo, perché lo sciopero può essere indetto solo da chi ne ha titolarità, altrimenti si rischia di esporre chi aderisce a penalizzazioni (o peggio) da parte dei datori di lavoro; quarto, perché la maggioranza degli immigrati non potrebbe aderire, neanche volendo, a causa della loro debolezza contrattuale.

Secondo me, l’immigrazione non necessita certo di ulteriori ghettizzazioni. Meglio dunque promuovere una giornata di valorizzazione dell’immigrazione e di opposizione ad ogni forma di discriminazione e razzismo. Una giornata di celebrazione del valore positivo che ha l’immigrazione, la quale può essere pubblicizzata attraverso forti iniziative simboliche: l’astensione dagli acquisti, ad esempio; momenti pubblici d’incontro e riflessione tra cittadini, indipendentemente dal colore della loro pelle; o ancora più semplicemente indossando (stranieri ed italiani) un indumento giallo, simbolo del rifiuto di ogni forma di razzismo, xenofobia e discriminazione. 

Se i promotori dell’iniziativa di marzo sceglieranno questa strada, del dialogo e della valorizzazione della risorsa immigrazione, di ricerca di una nuova forma di convivenza civile, e non quella della contrapposizione e divisione che potrebbe essere interpretata dall’idea di uno sciopero dei soli immigrati, godranno sicuramente dell’appoggio attivo di gran parte del movimento sindacale italiano, la UIL in prima fila.

Giuseppe Casucci, Coord. Nazionale Dipartimento Politiche Migratorie UIL 

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