La Suprema Corte: stabiliscono l’età dei giovani extracomunitari dei quali i genitori chiedono il ricongiungimento familiare in Italia
ROMA – La Cassazione convalida le lastre dell’ apparato scheletrico (richieste nel procedimento per il visto dalle nostre ambasciate all’estero) come mezzo ‘amministrativo’ per stabilire l’età dei giovani extracomunitari dei quali i genitori – in Italia per lavoro – chiedono, tramite sede diplomatica, il ricongiungimento familiare sostenendo che non hanno ancora compiuto i 18 anni.
Solo chi non è entrato nella maggiore età può, infatti, raggiungere il resto della famiglia in base all’attuale legge sull’immigrazione.
In particolare, la Suprema Corte ha convalidato la regolarità della prova dell’età di Belinda A. (una ragazza del Ghana i cui certificati africani attestavano che non aveva più di 18 anni) desunta dalla ‘densitometria ossea’ che le attribuiva, invece, 25 anni. Contro l’accertamento radiologico, per il quale la nostra ambasciata di Accra aveva negato il visto a Belinda, la madre della giovane – Doris T. residente in Veneto – ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo che bisognava credere ai certificati ghanesi piuttosto che alle lastre eseguite per di più in un laboratorio privato in assenza di contraddittorio.
La Cassazione – sentenza 1656 – le ha risposto che la certificazione di un paese straniero ha valore solo in quel paese, non per l’Italia, "sicché deve ritenersi consentito alle rappresentanze consolari italiane di procedere agli accertamenti amministrativi necessari, al fine di stabilire l’ effettiva età di coloro che richiedono il visto di ingresso nel nostro paese".
"Fra tali accertamenti – spiegano i supremi giudici – può dunque essere ricompreso anche l’esame densitometrico osseo, generalmente riconosciuto dalla scienza medica come mezzo idoneo ad accertare l’età di chi vi si sottopone, atteso anche il suo modesto margine di errore (sei mesi), e i cui esiti sono ovviamente contestabili in sede giudiziaria". In primo grado il Tribunale di Treviso (sede di Castelfranco Veneto) aveva accolto il reclamo di Doris, ma poi la Corte di Appello di Venezia – su reclamo del Ministero degli Esteri – aveva convalidato il ‘no’ al visto. Doris ha potuto far venire in Italia solo il marito Samuel e Patricia, l’altra figlia risultata minorenne alla prova dei raggi.
(26 gennaio 2007)