Dedicate a chi lavora con le donne che arrivano da Paesi a rischio. In Italia le vittime sarebbero circa 20mila
Roma – 26 marzo 2008 – Più informazione per combattere le mutilazioni genitali femminili, una pratica che con l’immigrazione è arrivata anche in Italia. Il ministero della salute ha pubblicato le linee guida per le figure professionali che operano a contatto con le donne che provengono da Paesi a rischio, uno strumento, già previsto dalla legge contro le MGF (l. 7/2007), che aiuterà l’ attività di prevenzione, assistenza e riabilitazione.
Le linee guida illustrano i vari tipi di MGF, elencano i Paesi nei quali vengono praticate, raccontano le origini storico-culturali del fenomeno e ne descrivono le conseguenze sulla salute fisica e psichica delle donne. In particolare, contengono diverse raccomandazioni al personale sanitario sui comportamenti da tenere in ambito ginecologico e ostetrico. Altri consigli riguardano i mediatori linguistico – culturali, gli assistenti sociali e gli insegnanti, chiamati a porre una particolare attenzione ai segnali che potrebbero arrivare loro da alunne straniere “a rischio”.
In Italia, secondo le stime del Ministero della Salute, le donne immigrate che hanno subito o che rischiano la mutilazione genitale sono circa 90mila, soprattutto egiziane e senegalesi. Le bambine sarebbero circa 400, le ragazzine dai 14 ai 18 anni 3mila500, poco più di 60mila le donne dai 19 ai 40 anni e circa 26mila quelle con oltre 40 anni.
La legge 7/2006 ha introdotto nel codice penale il reato di pratica di MGF e inasprito le sanzioni. Per chi pratica le mutilazioni è prevista la detenzione da 4 a 12 anni, la pena aumenta di
un terzo quando la vittima è una persona minore e si può punire l’autore anche quando
l’intervento è eseguito all’estero su cittadina italiana o straniera residente in Italia. Il personale medico rischia la radiazione dall’albo e la sospensione dell’esercizio della professione.
Elvio Pasca