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Immigrati albanesi, nonostante una vita a lavorare in Italia non hanno diritto alla pensione

Roma, 15 dicembre 2020 – Immaginate di trasferirvi in un altro Paese, lavorare una vita intera e poi scoprire di non aver diritto alla pensione. E’ quello che accade alla maggioranza degli immigrati albanesi che vivono in Italia, che versano i contributi nelle casse dell’Inps e che, poi, si scontrano con la burocrazia e con dei veri e propri buchi legislativi. I contributi versati in Albania, infatti, non possono essere sommati a quelli italiani sotto nessun tipo di coefficiente di conversione. Questo significa che le persone perdono non solo quelli raccolti in Italia in anni di lavoro, ma anche quelli albanesi.

Immigrati albanesi, un buco legislativo non gli permette di ricevere la pensione

Quindi il cittadino perde sia i contributi in Albania, che in Italia, solamente perchè mancano degli accordi specifici. Il che risulta abbanstanza incomprensibile, considerando che i due Paesi hanno dei rapporti non solo commerciali, ma proprio di amicizia da secoli ormai. Inoltre, l’Italia ha stipulato convenzioni bilaterali in materia di sicurezza sociale che tutelano i diritti dei lavoratori stranieri provenienti da svariati Paesi fuori dall’Unione europea. Per esempio esistono con l’Argentina, il Canada, la Tunisia, Israele, la Turchia, la Bosnia-Erzegovina, la Macedonia, la Serbia. Ma non c’è nulla con l’Albania, e di conseguenza niente per gli immigrati albanesi residenti in Italia.

“Spero che l’emendamento che ho presentato al decreto ristori in Senato ponga la parola fine a questa storia di diritti negati. Non è solo una battaglia per la comunità albanese, ma per la giustizia sociale del nostro sistema previdenziale”, ha affermato il senatore Tommaso Nannicini a Fanpage.it. Di fatto, al di là delle passerelle politiche e dei “fratelli, siamo fratelli e sorelle” dichiarati nel momento in cui 30 medici albanesi sono arrivati in Italia durante l’emergenza covid per dare il proprio aiuto, gli immigrati albanesi nel nostro Paese da questo punto di vista sono dimenticati.

E, soprattutto, vengono penalizzati proprio quelli di prima generazione, “coloro che si sono sacrificati per quella integrazione che permette oggi ai giovani italo-albanesi di essere così ben inseriti in Italia”, ha giustamente sottolineato l’attivista di origini albanesi Geri Ballo.

“La pensione è un diritto. Sosteniamo l’accordo Italia-Albania”

Proprio Ballo ha presentato la petizione “La pensione è un diritto. Sosteniamo l’accordo Italia-Albania”, e ha raccolto già più di 10mila adesioni. Anche perchè, secondo i dati dell’Idos del 2019, il dossier statistico che la Fondazione Moressa prepara per l’Istat riguardo all’immigrazione, sono 441.027 gli immigrati albanesi residenti in Italia. Circa l’8,4% del totale degli stranieri. Inoltre, di questi, 302.909 sono soggiornanti di lungo periodo, e oltre 200mila possiedono la cittadinanza italiana. Oltre il 50% (53,8%) di loro hanno un lavoro, e versano i contributi all’Inps. I contribuenti nati in Albania, infatti, sono 286.773, e i redditi dichiarati sono 4 miliardi di euro, l’Irpef versata è pari a 435 milioni di euro, la media del reddito pro-capite è di 13.980 euro. Un sostegno economico alla Nazione comunque non indifferente.

Inoltre, secondo il report Caritas-Migrantes del 2019, nel 2018 gli immigrati albanesi hanno contribuito al PIL con 139 miliardi, il 9% del totale. Circa 2,3 milioni di contribuenti hanno dichiarato 27,4 miliardi di redditi, versando 13,9 miliardi di contributi. Per ricevere cosa in cambio? Poco più di 3 miliardi in pensioni o altre prestazioni sociali. Questo significa che ogni anno gli immigrati albanesi versano dei contributi all’Inps che, al contrario, poi non riconosce, ma di fatto incassa. Per questo avrebbero tutti i diritti di ricevere una pensione che, in realtà, si sono guadagnati negli anni.

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