Roma – 26 marzo 2014 – Emigrare con famiglia e figli non è affatto semplice. Tante donne ci sono riuscite, con sacrifici e tenacia, magari lasciando in cassetto qualche sogno di gioventù. Come Kozeta Kadilli, però, non ne incontri ogni giorno. Da sempre ha voluto diventare un avvocato, “forse per l’animo combattivo” come dice lei, e adesso ce l’ha quasi fatta: si è laureata in giurisprudenza, alla bella età di 53 anni.
“Ho appena firmato il contratto da praticante” dice contenta e orgogliosa a Shqiptariiitalise.com. E ha ragione ad essere fiera: il 6 marzo si è laureata e ha già cominciato il suo percorso per diventare avvocato presso lo studio legale di Lucrezia Novaro a Savona.
Era marzo anche 23 anni fa, quando la vita sua, di suo marito e dei figli cambiò per sempre. Lui prese una delle tanti navi che dall’Albania raggiunsero le coste pugliesi. Pochi mesi dopo arrivò in Italia anche lei con i bambini e la famiglia si trasferì a Finale Ligure.
“Appena arrivata cominciai a lavorare: in lavanderia, in albergo, da un fruttivendolo, da una signora anziana che aveva bisogno di essere accompagnata. Volevo iscrivermi all’università già ai primi anni, ma mi rendevo conto che i soldi non ci bastavano e c’era bisogno anche del mio lavoro a tempo pieno. Solo sette anni fa, quando i nostri figli erano ormai grandi e indipendenti, ho deciso. Mi sono iscritta a Genova alla facoltà sognata da sempre”.
“Sono stata due anni fuori corso più per problemi burocratici che per demeriti miei – dice come un’alunna – Nei primi cinque anni mi sono guadagnata anche la borsa di studio, circa 2 mila euro all’anno. Ho dato 37 esami, e ho sempre rifiutato i voti bassi, al di sotto di 24. Alla fine, nel mio libretto ci sono solo buoni voti. Si trovano anche 9 esami col massimo dei voti (tre dei quali col lode)”.
Con due ragazzi da crescere, suo marito e una casa sulle spalle, quando trovava il tempo a studiare?
“Ho lavorato fuori casa solo durante il primo anno dell’università, ed era veramente dura, anche perché ho sempre seguito tutti i corsi. Il mio metodo era studiare di notte, ogni notte fino alle prime ore dell’alba. Devo dire però che ho avuto un grande aiuto ed il pieno sostegno in famiglia. Mehmet, mio marito dopo le tante ore di lavoro, si dava da fare anche con le faccende di casa, specialmente mentre ero sotto esami. “Tu studia – mi diceva – alla casa ci pensiamo noi”.
Seguendo regolarmente l’università, praticamente stava sempre tra coetanei dei suoi figli. Si è sentita mai a disagio?
“Mai! La cosa che più spesso pensavo era: “Se ce la fanno loro, perché io non dovrei?” Inoltre, facevo una cosa sognata da sempre, cui tenevo molto e che mi servirà per il futuro. Pensare all’età dei compagni dei corsi, era l’ultima cosa che mi passava per la testa”.
“Il giorno che mi sono laureata – racconta commossa – i ragazzi del mio corso sono venuti accompagnati da genitori, fratelli e fidanzati. Io avevo accanto mio marito, i ragazzi e la fidanzata di uno di loro. È stato bello. E quando la commissione mi ha dato il massimo dei voti per la tesi che mi aveva coinvolto particolarmente, “Diritto internazionale e l’Indipendenza del Kosovo”, mi sono sentita felice, emozionata e fiera”.
La ricetta del suo successo negli studi?
“L’età conta ben poco. Serve passione per la professione, una buona memoria e tanta volontà e animo combattivo. Niente è inarrivabile se lo vuoi veramente”.
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Keti Biçoku