Roma – 23 settembre 2011 – Il turbante per i sikh è sacro, ma gli agenti di polizia italiani in servizio agli aeroporti sembrano considerarlo un semplice cappello. Obbligano gli immigrati indiani a scioglierlo davanti a tutti, senza considerare i dettami della loro religione.
Qualche mese fa questa pratica ha scatenato quasi un caso diplomatico tra Roma e Bombay, dopo le proteste di un allenatore di golf indiano atterrato a Malpensa. Vip a parte, è preoccupata l’intera comunità sikh, tanto che domenica prossima protesterà a Roma.
“Non abbiamo nulla da nascondere, ma per noi il turbante ha un valore altissimo e vorremmo che se ne rendessero conto anche le istituzioni italiane. Per la prima volta – aggiunge – i sikh da tutta Italia verranno a Roma per manifestare pacificamente. L’appuntamento è alle 10 a piazza Santi Apostoli”
“A Fiumicino, lo scorso luglio, la polizia mi ha chiesto di togliere il turbante. Mi sono rifiutato, spiegando loro che non è un cappello, ma un’espressione della mia religione. Alla fine ho convinto gli agenti ad esaminare il turbante con il metal detector e con un altro strumento, se avessero suonato mi sarei scoperto il capo in una stanza appartata” racconta Harvinder Singh, direttore del mensile Punjab Express.
“Io credo che si possa trovare un accordo – aggiunge il giornalista – rispettando i nostri diritti e le esigenze della Polizia. E lancio una provocazione: fareste levare il velo a una suora per controllarla all’aeroporto?”
Elvio Pasca