A soli 24 anni è capopasticciere in uno dei ristoranti più famosi della città. “Serve umiltà, pazienza e tanta buona volontà. Ma anche amore e rispetto degli ingredienti”
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Mario Peqini: “Non sono un tipo televisivo, ma Il più grande pasticcere mi ha fatto bene”
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Roma – 20 gennaio 2012 – Mario Peqini ha soltanto 24 anni, ma una carriera invidiata da colleghi molto più anziani. Oggi è Chef Patissier di uno dei ristoranti più famosi d’Italia, “Il luogo di Aimo e Nadia” a Milano.
È albanese di Durazzo, dove è cresciuto fino all’età di 13 anni. Per una serie “di forti ragioni”, come spiega lui, si è trasferito assieme alla sua famiglia a Milano, dove oggi vive col padre, magazziniere, la madre sarta, e una sorella più giovane. Come tutti gli immigrati, i genitori hanno fatto tanti sacrifici per mandare avanti la famiglia e per far studiare i figli e i genitori di Mario debbono essere veramente orgogliosi della strada fatto dal loro primogenito.
“Sono sempre stato un buono studente e con degli ottimi voti” racconta a Shqiptariiitalise.com. “Ovviamente all’inizio, non sapendo una parola in italiano ero un po’ in difficoltà, pero facendomi degli amici ho imparato la lingua subito. Finita della terza media, ho deciso di frequentare l’istituto alberghiero a Milano. Pian piano mi sono avvicinato al settore e ho visto che mi stavo innamorando”.
Le prime opportunità arrivano con gli stage organizzati dalla scuola. “Ho avuto la fortuna di andare da Aimo. Lì ho visto tante cose che mi sono piaciute di questo mestiere. Da lì parte la mia voglia di andare a fare questo lavoro, cercando di seguire la teoria di Aimo “il gusto e l’armonia degli ingredienti”.
Dopo la scuola alberghiera, Peqini si perfeziona presso l’istituto arti culinarie Etoilè di Chioggia, poi inizia a lavorare a Rimini con un famoso maestro pasticcere Roberto Rinaldi, che lo nomima chef Chocolatier. “Dopo 4 anni che ero fuori casa, volevo tornare a Milano, da Aimo con l’incarico di Chef Patissier. Mi hanno accolto a braccia aperte e contenti di quello che ero diventato”.
“Avere 24 anni ed essere chef patissier di un prestigioso ristorante non è facile. Io penso che gli ingredienti fondamentali per fare il mestiere del cuoco sono umiltà, pazienza e tanta buona volontà. Per tutto ciò che si crea o che si fa ci vuole l’amore e rispetto della materia, gli ingredienti. Dare vita alla materia significa trasformarla in un emozione”.
Come reagiscono i clienti, quando scoprono la sua origine? “La reazione che mi interessa è quella sui piatti che preparo” premette Mario. “Per ora non mi è ancora capitato di scontentare un cliente, ma se capitasse sarei curioso sapere cosa non gli è piaciuto, cosa considera sbagliato. All’inizio nessuno sapeva che ero albanese, perché essendo un po’ riservato come carattere, non amo raccontare di me stesso. Poi, con l’uscita di un articolo, l’hanno saputo ed erano increduli”.
Keti Biçoku
Shqiptariiitalise.com
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