Roma – 1 marzo 2013 – La comunità romena rappresenta una delle realtà maggiormente presente nel nostro territorio e questo è uno dei tanti motivi che mi spinge a scrivere della bella tradizione del ”Martisor”. Un rito di passaggio antichissimo: scavi archeologici hanno rilevato questa usanza in alcuni arredi funebri risalenti a 6000 anni fa.
Oggi la ricorrenza è celebrata il 1 di marzo attraverso la confezione di un piccolo fiocchetto a forma di otto con dei fili bianchi e rossi, di canapa o lana (più tardi di cotone). I colori del martisor rappresentano la vita e l’essenza stessa della forza che da essa scaturisce e al contempo, oggi, un augurio che gli uomini fanno alle donne per una primavera ed un anno ricco di fortuna. Mi piace interpretarlo anche come un simbolo della vita che si rinnova, che trova forza per riprendersi dopo la stagione dell’inverno.
L’ usanza è presente anche tra i Bulgari, che chiamano questa tradizione “marteniza”. E nell'antica Roma in questo particolare momento dell’anno si celebravano i Matronalia in onore di Giunone Lucina dedicati alle donne che avevano contribuito alla cessazione della guerra e anche l’inizio dell’antico calendario romano.
Anche i Popoli veneti e la Serenissima Repubblica di San Marco sino che rimase in vita usava accanto al calendario gregoriano celebrare con un proprio calendario (more veneto) il 1 Marzo come primo giorno dell’ anno.
Mi è sembrato interessante ricordare questa concomitanza di usanze per sottolinerare, ancora una volta, come in una società cosi diversa e per certi versi sempre più interdipendente si possano trovare elementi che uniscono i popoli, le culture e le religioni.
Marco Baratto
Associazione Culuturale Euromediterranea
Mulazzano (Lodi)
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