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Monica Marinescu: “Ho ricominciato da zero. E ce l’ho fatta”

A Bucarest era un avvocato in carriera, arrivata a Roma non le riconoscevano nemmeno il titolo. Ora, dopo anni di sacrifici, la Città Eterna l’ha premiata come donna speciale

Roma – 22 giugno 2011 – Lasciarsi alle spalle una carriera di successo a Bucarest, uno studio con tre dipendenti avvocati, una clientela di sole compagnie e aziende, per iniziare da zero in Italia, con una figlia piccola in braccio?

Monica Marinescu, avvocatessa trentacinquenne romena, ha dimostrato che si può. E qualche giorno fa è stata tra le cinquanta donne ‘speciali’,  che vivono e lavorano nella Città Eterna, premiate nel corso dell’evento “Roma capitale delle donne” e ringraziate per il loro impegno dal sindaco Gianni Alemanno. È stata scelta per rappresentare le donne immigrate e romene che “ce l’hanno fatta”.

Eppure, all’inizio, tutto sembrava impossibile.

A Bucarest, Monica, in pochi anni, era riuscita a farsi strada in un mondo governato da una concorrenza agguerrita. Non solo aveva aperto, nel 2001, lo studio “Marinescu”, ma col tempo era riuscita a specializzarsi in cause di diritto commerciale, avendo come clienti grandi e piccole aziende. Fino al giorno in cui il marito italiano le ha chiesto di seguirlo in Italia, per far nascere la loro figlia a Roma.

Forse, la decisione più difficile della sua vita: “Sapevo che avrei dovuto iniziare da zero. Cioè dal farmi riconoscere il titolo di avvocato”. Arrivata in Italia prima che la Romania entrasse a far parte nell’Unione Europea, Monica ha dovuto affrontare, prima di tutto, la burocrazia. “Solo nel 2008 sono riuscita ad iscrivermi come avvocato straniero in Italia, poi ho iniziato il percorso per avere riconosciuto il titolo”.

Nel frattempo, ha continuato ad aggiornarsi sul diritto italiano e ha cambiato le prospettive di lavoro, dedicandosi, viste le richieste numerose, a cause completamente diverse da quelle trattate in Romania. “Qui ho iniziato a occuparmi di diritto di famiglia e diritto del lavoro” racconta Monica Marinescu  spiegando il modo in cui ha dovuto adeguarsi alla realtà italiana, fatta di tanti connazionali immigrati, spesso con gli stessi problemi.

Un cambiamento radicale, come lei stessa racconta: “In Romania non vedevo quasi mai i miei clienti di persona. Lavoravo soprattutto con rappresentanti di grande aziende. Invece qui, in Italia sono a contatto con romeni che vengono a raccontarmi i loro problemi, ed  è un’esperienza completamente diversa, al livello emozionale e di coinvolgimento personale” spiega l’avvocatessa romena.

Un’altra cosa alla quale Marinescu si è abituata in Italia è curare da sola la sua corrispondenza: “A Bucarest mi occupavo soprattutto di organizzare e coordinare il lavoro dei miei collaboratori, qui, dopo anni, ho dovuto scrivere e spedire le lettere che preparavo e organizzare da sola le pratiche”.
La svolta è arrivata proprio nel 2011, quando, finalmente,  ha ottenuto il riconoscimento del titolo. Ora può esercitare a tutti gli effetti la sua professione. Ha aperto il suo studio a Roma e ha assunto anche una segretaria che l’aiuta a sbrigare il lavoro.

Guardando indietro alla sua vita da “migrante”, l’avvocatessa  ha scelto di dedicare il suo premio alle migliaia di donne romene, semplici e determinate come lei: “Non mi sento una donna speciale. Dedico il mio premio a tutte le mie connazionali che vivono in Italia e affrontano mille difficoltà e sacrifici, per poter aiutare, in qualche modo, le loro famiglie” ha detto davanti alla platea riunita in Campidoglio.

Un sacrificio che anche lei ha affrontato, per vedere crescere qui la figlia, che oggi ha cinque anni. Esattamente quei cinque anni durante i quali lei, Monica Marinescu, ce l’ha fatta.

Leggi anche: Româncă premiată de primarul Romei (Gazetaromaneasca.com)

Miruna Cajvaneanu

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