Roma – 27 aprile 2012 – Tra una bandiera umana e giochi tradizionali la comunità filippina di Roma cerca di unire le sue seconde generazioni, sperando che non perdano la cultura dei genitori.
“L’iniziativa è stata lanciata dal Centro Cappellania Filippina a Roma e sostenuta dal Sentro Pilipino Youth Ministry, in collaborazione con le Ambasciata presso la Santa Sede e in Italia, il Gruppo Consiglieri Aggiunti di Roma Capitale e diverse associazione filippine.
“Non è stato facile trovare il punto comune dei ragazzi di oggi, tanto presi dalle nuove tecnologie come computer o tablet. La socializzazione sta diventando anche virtuale e proprio per questo abbiamo pensato di farli anche giocare ai nostri giochi tradizionali, che non hanno mai conosciuto. È stata una giornata divisa in due parti, la prima dedicata alla conoscenza della bandiera, la seconda sportiva” commenta padre Velos, il parocco di Santa Pudenziana,dove ha sede la cappellania filippina a Roma.
“Mi sono commosso! Ero pronto per partecipare ai giochi ma cantare l’inno nazionale, tenendo la mano
Dopo una preghiera e un giuramento di sportività, sono iniziati i giochi.
Nel Patintero due squadre si affrontano su un campo tracciato col gesso cercando ognuna di invadere gli spazi dell’altra. Al Tumbang preso si gioca scalzi, e con una ciabatta in mano si colpisce una lattina vuota cercando di farla uscire da un cerchio.
Nel Luksong tinik i giocatori, a turno, cercano di saltare un ostacolo, sempre più alto, formato con le mani dagli avversari. Si salta anche nel Chinese garter, ma questa volta l’ostacolo è rappresentato da un elastico teso e man mano sollevato da due avversari.
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Pia Gonzalez