Troppo stretta la soluzione prospettata dal governo. "Far uscire chi ha un lavoro dalla trappola della clandestinità" Roma – 10 luglio 2009 – I sindacati italiani condannano le nuova legge sulla sicurezza e chiedono almeno di ridurre i danni con una regolarizzazione. Che però dovrà essere aperta a tutti i lavoratori, non solo a quelli domestici.
Il segretario della Cgil Gugliemo Epifani chiede oggi in una lettera aperta a governo e Parlamento di “fare emergere dal sommerso e dalla condizione di clandestinità chiunque oggi lavori e viva onestamente.
“Questo – scrive Epifani – può e deve essere fatto non solo per le badanti. Nel lavoro domestico, in edilizia, in agricoltura e nel commercio vi sono situazioni di forte presenza del lavoro etnico irregolare e spesso condizioni di estremo sfruttamento. Quello che è importante è agire però subito con un provvedimento che abbia efficacia immediata, preferibilmente prima dell’entrata in vigore della nuova legge”.
Inoltre, secondo il segretario della Cgil, si dovrebbero “prevedere meccanismi efficaci per l’ingresso regolare”, “usare più efficacemente gli ammortizzatori sociali per non licenziare” e dare “ garanzie di permanenza regolare in Italia per gli immigrati che hanno perso il lavoro a causa di crisi economica”.
Una lettera aperta a governo e Parlamento è lo strumento scelto anche dal segretario confederale della Uil, Guglielmo Loy, secondo il quale “è logico e di buon senso dare la possibilità, a chi ha un lavoro e un posto dove vivere, di uscire dalla trappola della clandestinità”.
“Una possibile soluzione – scrive Loy – non potrà riguardare solo l’area dei servizi alla persona”, perchè il sommerso, e lo sfruttamento dei lavoratori stranieri invisibili è un problema sentito in tutti i settori economici.
“Il meccanismo – suggerisce la Uil – potrebbe essere quello di verificare l’esistenza del datore di lavoro al momento della richiesta del lavoratore immigrato, al quale viene chiesto di confermare la volontà di assumere, pagando contestualmente tre mesi di mesi di contributi INPS (così come accadde nel 2003)”.
Sulla regolarizzazione interviene anche il segretario confederale della Cisl, Liliana Ocmin, secondo la quale "è positivo che il governo abbia annunciato di voler affrontare il tema della regolarizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori domestici, italiani ed immigrati”.
La Cisl ”è pienamente convinta che gli immigrati rappresentino una risorsa importantissima per uscire dalla grave crisi economica in cui stiamo vivendo. Ecco perché chiediamo al più presto un confronto tra Governo e parti sociali per approfondire ed individuare insieme la linea migliore di governance da adottare per risolvere i tanti problemi legati al fenomeno-immigrazione".
"Sì alla regolarizzazione, ma anche per i ‘mariti delle colf” è la posizione delle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (Acli). "Non solo le famiglie ma anche le imprese –sottlinea il presidente Andrea Olivero- si avvalgono di lavoratori immigrati senza i quali non riuscirebbero a portare avanti la loro attività. Non c’e’ motivo di escluderli”
Per le Acli, dunque, la strada della regolarizzazione "allargata" e’ quella giusta, "ma attenzione – sostiene Olivero- a che non si trasformi in una beffa per quanti, sono decine di migliaia, hanno seguito le procedure del decreto flussi ma dal 2007 ancora attendono risposta alla loro domanda di assunzione, pur avendo gia’ il lavoratore straniero dentro casa o in azienda. Occorre assolutamente consentire anche a loro di accedere alla regolarizzazione".
“La notizia di una regolarizzazione selettiva in arrivo per colf e badanti è un primo passo; l’auspicio è che questo provvedimento interessi in seguito tutti i lavoratori stranieri irregolarmente presenti in Italia” dichiara Luciano Lagamba, presidente del Sei Ugl (Sindacato Emigrati Immigrati).
“E’ importante – aggiunge Lagamba – che nel pacchetto sicurezza venga inserito un emendamento che permetta di regolarizzare gli assistenti familiari stranieri, badanti e collaboratori domestici, ma è anche giusto che questo tipo di provvedimento venga esteso a chi lavora onestamente e ha il diritto di essere regolarizzato. Persone che, o a causa dei lunghi tempi burocratici per il rinnovo del permesso di soggiorno o per aver perso il posto di lavoro, possono trovarsi in una condizione di irregolarità”.
EP