Menu

Il portale dell'immigrazione e degli immigrati in Italia

in

“Ecco i punti critici della regolarizzazione”

Reddito minimo, questione alloggiativa, contributi e  software. Le segnalazioni dell’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico

Roma – 11 settembre 2009 – La regolarizzazione di colf e badanti ha ancora diversi nodi da sciogliere, che stanno complicando la vita a famiglie e lavoratori, spingendo molti a congelare le domande in attesa di chiarimenti e soluzioni. Lo segnala Assindatcolf, associazione dei datori di lavoro domestico aderente a Confedilizia.

Un primo problema riguarderebbe il software per le domande, che non contempla alcune situazioni ricorrenti, come quando la colf o la badante convive con un datore che ha residenza in un luogo e domicilio in un altro, oppure assiste una persona che ha un domicilio diverso da quello di residenza del datore di lavoro. Compilando la domanda, il datore dovrebbe quindi  “rilasciare dichiarazioni forzate dal software non corrispondenti al vero con le annesse responsabilità anche penali che ne conseguono”.

Altro scoglio,  è il reddito minimo per assumere la colf, fissato a 20mila euro (25 se ci sono più redditi in famiglia). Questa norma, segnala Assindatcolf, “non contempla l’ipotesi, invece comune, che tali soggetti ricevano un aiuto economico dai parenti non conviventi”, come nel caso di “genitori anziani autosufficienti che vivono da soli e che ricevono un sostegno finanziario dai figli per avere qualcuno che si occupi di loro e della loro casa”.

Non sarebbe poi ancora chiaro quanto costeranno i contributi per i periodi di lavoro irregolare iniziati prima del primo aprile 2009 (non coperti dal contributo forfetario di 500 euro). “La norma, infatti, rinvia la questione ad un decreto ministeriale ancora non emanato”.

Infine, c’è il problema dell’alloggio.

“La  procedura di regolarizzazione – evidenzia Assindatcolf – non considera la situazione del soggetto terzo (rispetto al datore di lavoro e al lavoratore) che ospita nel proprio alloggio, a qualsiasi titolo, lo straniero in fase di regolarizzazione. In casi come questo, la dichiarazione di emersione – dovendo il datore indicare la "situazione alloggiativa del lavoratore" – finisce per essere niente altro che una denuncia nei confronti dell’ospitante/locatore per i reati che commette concedendo l’alloggio ad uno straniero privo di titolo di soggiorno: reati non sospesi dalla regolarizzazione”.

 

Clicca per votare questo articolo!
[Totale: 0 Media: 0]
Exit mobile version