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Se per i giudici ogni rom è delinquente

Il tribunale dei minori di Napoli: "Gli schemi di vita rom determinano il mancato rispetto delle regole" Roma – 4 dicembre 2009 – Dire che i rom sono delinquenti è razzismo. E se lo scrive un tribunale?

Angelika è una quindicenne rom accusata di aver tentato di rapire un neonato in una casa del quartiere napoletano di Ponticelli, nel maggio del 2008. Il suo caso finì sui giornali soprattutto perché dopo il fatto una folla inferocita assaltò e diede fuoco ai campi della periferia est di Napoli dove vivevano i nomadi, costringendoli a fuggire.

La vicenda si mostrò subito controversa e numerose inchieste hanno messo in dubbio il tentativo di rapimento, ma ad oggi Angelika risulta condannata in primo e secondo grado. Lascia però sbigottiti la lettura della sentenza con cui il 29 settembre scorso il tribunale dei minorenni ha respinto la richiesta di scarcerazione e di misure alternative, come ad esempio l’inserimento in comunità.

La Corte, composta da due magistrati e due esperti, parla del rischio di reiterazione del reato, perché “la minore non ha mostrato di aver iniziato alcun processo di rivisitazione del proprio operato”. Poi però aggiunge tra le motivazioni anche il fatto che la ragazza “è pienamente inserita negli schemi tipici della cultura rom. Ed è proprio l’essere assolutamente integrata in quegli schemi di vita che rende, in uno alla mancanza di concreti processi di analisi dei propri vissuti, concreto il pericolo di recidiva”.

Che vuol dire? Che la cultura rom spinge a commettere reati? Per chi non avesse capito, la Corte torna sull’argomento quando nega le misure alternative: “Sia il collocamento in comunità che la permanenza in casa risultano misure inadeguate anche in considerazione della citata adesione agli schemi di vita Rom che per comune esperienza determinano nei loro aderenti il mancato rispetto delle regole”.

Parole “agghiaccianti quanto spudorate” commenta in una nota Christian Valle, l’avvocato di Soccorso Legale Napoli che difende Angelica “Si afferma l’opzione del carcere su base etnica, e, attraverso la definizione di “comune esperienza”, i più biechi e vergognosi pregiudizi contro la minoranza rom vengono elevati al rango di categoria giuridica”.

La sentenza del tribunale per i minorenni

Elvio Pasca

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