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Sondaggio: 9 su 10 si sentono discriminati

I lettori di Stranieriinitalia.it puntano il dito soprattutto contro questure, lavoro e casa

Roma – 7 maggio 2008 – In Italia, c’è chi li caccia, chi li difende, chi li ringrazia e chi li ignora. Forse gli atteggiamenti positivi e negativi nei confronti degli immigrati si equivalgono, forse in alcune regioni prevale la disparità e in altre l’equità. Ma sono cose difficili da quantificare dalle statistiche.

Si possono piuttosto scovare negli occhi di chi quotidianamente si scontra con i piccoli-grandi problemi di chi migra. Che è l’unico a conoscere l’espressione di disprezzo di un collega, l’indisponibilità di qualche impiegato in questura, l’ingratitudine di un datore di lavoro, il tono di voce di un affittuario che mentendo dice: “la casa è già stata affittata”. C’è da mettere nel calderone derisioni, stereotipi, luoghi comuni, battute ironiche, indifferenza, atti di vero e proprio razzismo: ognuno dei quali contribuisce a far sentire lo straniero “altro”, “diverso”, “inferiore”.

Non è sempre così, non è stato e non è per tutti così. C’è senz’altro chi userebbe altre parole per raccontare la propria vita da immigrato in questo Paese. Ma una cosa è certa, la parola doveva essere data a chi su questa strada ci è passato o ci sta passando.

E dunque noi abbiamo chiesto ai diretti interessati se in Italia si sentono vittime di discriminazione e se si, maggiormente in quale contesto. Il 92 percento dei 2320 partecipanti al nostro sondaggio ha detto di sentirsi discriminato dagli italiani. I due ambiti contro i quali i votanti hanno puntato maggiormente l’indice sono “in questura” (28,4%) e “sul lavoro” (25,6%), seguiti a poca distanza dal “si, quando cerco casa” (17,2%). C’è un dieci percento che si sente discriminato in altre situazioni e un 7,6% che ha optato per la risposta “raramente”. Purtroppo “a scuola” è stata la risposta cliccata dal 3 percento dei votanti. Solo il 7,9% ha scelto il “no, mai”.

Questi dati sono stati raccolti in circa due mesi e confermano le opinioni di chi ha partecipato al nostro blog sullo stesso tema. “Certo che ci sono le discriminazioni – scrive uno dei nostri lettori -, andate in una fabbrica , in un’agenzia di lavoro e capirete da soli dove stanno gli stranieri e dove gli italiani. Conosco tanti immigrati laureati, intelligenti, che fanno i muratori o le colf, quando un altro sarebbe il loro posto. Però sono stranieri, e nessuno li guarda. Io ho lavorato per una famiglia ricca ma povera di affetto e sentimenti, in cui la discriminazione faceva da padrona”.

E poi un altro lettore di Stranieriinitalia.it: “Il razzismo c’è eccome. Finché lavori e prendi due soldi senza pretendere nulla sei una ‘brava ragazza’, ma appena cerchi di prendere una casa in affitto, di cambiare lavoro, ti ricordano subito chi sei e da dove vieni”. E un altro: “Io penso che in Italia la più grande descriminazione verso di noi è in questura, dove ti guardano con disprezzo”.

E un altro ancora: “È brutta la discriminazione perché perdi un diritto, perché sei diverso, ancora più brutta quanto la subisci dal tuo capo davanti a tutti i colleghi, e ancora più brutta quando non c’é la speranza e quando senti i politici che parlano come se noi non fossimo una parte di questa nazione, noi che ci svegliano la mattina alle 5 per fare i lavori sporchi che fanno crescere il pil che tutti i politici vantano”.

Sono testimonianze amare, ma consapevoli che l’Italia non è solo questo. Che gli italiani non sono tutti uguali, come non lo sono gli immigrati. Non sono commenti vittimistici, perché trapela anche la forza di chi dai dispiaceri incassati è uscito più tenace, con più voglia di farcela rimboccandosi le maniche e dimostrando il proprio valore. Più sicuro di sé e dei propri diritti di uomo.

E così leggiamo anche commenti come: “Tanti auguri a tutti stranieri e italiani! non dimenticate davant’a dio siamo tutti uguali! (scuzate i mei sbagli…non so ancora scrivere bene…ma cerco sempre di migliorare)”.

Antonia Ilinova

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