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Intervista. Chaouki: “Resto tra i profughi per ridare dignità all’Italia”

Il parlamentare autorecluso nel centro di accoglienza di Lampedusa: “Serve un cambio di rotta radicale, in nome della giustizia e dei diritti umani”

Roma – 22 dicembre 2013 – Piove oggi a Lampedusa, anche dai soffitti fatiscenti del centro di accoglienza. Khalid Chaouki, il deputato che ha deciso di rimanere nella struttura dentro finchè i profughi non verranno trasferiti, si prepara alla sua prima notte. Dividerà la stanza con alcuni cittadini siriani, parte di quell’umanità che, come spiega, “l’Italia dovrebbe imparare a conoscere e accogliere dignitosamente, anche per ritrovare sè stessa”.

Quando ha deciso di rimanere nel centro?
“Dopo aver ascoltato Alfano sul video della “disinfestazione” e aver riscontrato l’assenza di proposte concrete per superare questa situazione sono venuto a Lampedusa per capire la versione di chi vive qui. Ci ho trovato sette superstiti del naufragio del 3 ottobre scorso, una cosa intollerabile, è stata quella la molla che ha fatto scattare la rabbia e lo sdegno. Dopo il lutto nazionale e le lacrime,  i sopravvissuti sono ancora qui. È il momento di passare all’azione, serve un cambio di rotta radicale”.

Dopo la strage di Lampedusa non ha visto cambiamenti?
“Sul fronte del salvataggio delle vite umane in mare, anche grazie all’operazione Mare Nostrum, l’Italia sta facendo molto, ma per l’accoglienza non ci sono passi avanti. Qui la situaizone è identica a quella dei giorni della strage. Anzi, tra le persone aumenta la frustrazione  e la disperazione, alcuni ospiti del centro hanno iniziato uno sciopero della fame e della sete. Non è più possible girarsi dall’alta parte”.

Perché siamo arrivati a questo punto?
“Perché ci siamo  abituati all’idea che tutto sia normale, anche a causa di una propagandache vede queste persone come nemici, occupanti o chissà cosa. Non solo per una certa politica, ma anche per l’opinione pubblica questa situazione è diventata una sorta di routine. Credo che questa routine vada spezzata, con forza, anche per ridare dignità al nostro Paese dopo le immagini di quel video terribile con i profughi nudi in fila, che hanno fatto il giro del mondo”.

Gli altri ospiti del centro come hanno accolto la sua iniziativa?
“Sono sorpresi, increduli, ma mi danno supporto. E io vedo ora una speranza nei loro occhi. Sperano, come me, che questo gesto serva a sbloccare la situazione al più presto, che il governo finalmente si muova per farli uscire da questo posto”.

E gli operatori?
“Ho parlato naturalmente anche con loro. Sono ancora sotto choc per le reazione al video della disinfestazione, dicono di essere solo l’ultimo anello della catena. Naturalmente fare luce su quanto è successo è compito della magistratura, ma mi hanno ringraziato per l’attenzione, sperano che questa protesta aiuti il centro a tornare ad essere un luogo di prima accoglienza, all’altezza dei suoi compiti”.

Qualcuno del governo l’ha chiamata oggi?
“Sì, il viceministro dell’Interno Bubbico, e mi ha assicurato che si cercherà una soluzione in tempi rapidi. Mi è arrivato poi il supporto del mio partito, del presidente Cuperlo, della segreteria, del capogruppo. Ho riscontrato una grande attenzione e la voglia di risolvere la situazione di Lampedusa”.

Lei però, parlamentare del Pd, sta protestando contro un governo a maggioranza Pd. È fuoco amico?
“Come dicevo prima, io credo che Enrico Letta si sia impegnato per salvare vite umane. Sono invece molto critico sul ministero dell’Interno, non vedo nessuna proposta su un nuovo protocollo di accoglienza dei profughi, spero che venga ripristinata la legalità e che si intervenga pure sui Cie, dove pure la situazione è critica come dimostrano i fatti di Ponte Galeria”.

Non sarebbe grave se si trovasse subito una soluzione solo perché un parlamentare si è chiuso nel centro di accoglienza?
“Io non ho detto che la soluzione arriverà subito. Però io rimarrò qui finché non arriverà. Spero che il mio gesto contribuisca a ridare all’Italia dignità, il senso della giustizia e l’amore per i diritti umani. E, naturalmente, che si faccia tutto il possibile al più presto possibile”.

Che situazione ha trovato nel centro?
“Impressionante. Diversi bagni sono rotti, in alcune strutture non c’è luce, ci sono infiltrazioni di acqua e stanze allagate. Si dorme su materassi vecchi già usati da altri profughi. La cosa che mi colpisce di più è che non c’è niente da fare, nessun tipo di attività. Tutti sono in balia del nulla, nella noia più totale, e questo non fa che aumentare la frustrazione”.

Dove dormirà stanotte?
“Un gruppo di amici siriani mi ha offerto ospitalità nella loro stanza e l’ho accettata con piacere. Le prossime notti conto di andare anche in altre stanze per conoscere tutti gli ospiti del centro”.

Da Montecitorio a un centro di accoglienza. Chi sono i suoi nuovi compagni?
“Persone nelle quali vedo la storia di tanti Paesi che ho conosciuto e una realtà che molti italiani dovrebbero conoscere. Sono scappati dalle bombe, dalla dittatura, non andrebbero segregati in un posto come questo. Molti di loro sono grati all’Italia, che però potrebbe accoglierli in maniera più dignitosa. Sono tutti pronti a diventare una risorsa per il nostro Paese e invece noi li stiamo trattando così male da distruggere ogni rapporto di fiducia”.

Elvio Pasca
 

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