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630 mila posti in palio, soprattutto per lavori “da immigrati”

Turismo, commercio, costruzioni, pulizie e servizi alla persona, ecco i settori che hanno più bisogno di personale. Intanto è boom di infermieri romeni

Roma – 4 giugno 2012 – La crisi morde, ma il lavoro non è sempre un miraggio. I settori in cui si concentrano i lavoratori stranieri continuano ad avere bisogno di personale.

Partendo dai dati del Sistema Informativo Excelsior dell’Unioncamere e da quelli del ministero del Lavoro, la Fondazione Hume ha scandagliato le imprese che hanno ancora bisogno di personale. Il risultato, pubblicato sabato su La Stampa, è che in Italia ci sono 633.740 posti in cerca di un titolare.

“A leggere in dettaglio i numeri – sottolinea il quotidiano – non si tratta di posti di lavoro «avanzati», in settori ad alta innovazione. Serviranno piuttosto cuochi, camerieri, badanti, personale delle pulizie”. Il 26,4% delle assunzioni previste dalle imprese italiane, cioè 167.280 posti, riguarda infatti servizi di alloggio e ristorazione. Seguono il commercio al dettaglio (9,8%, 62.310 assunzioni) e le costruzioni (9,0%, 57290), quindi i servizi operativi di supporto alle imprese e alle persone e i servizi di trasporto.

La ricerca dà anche una top five delle figure professionali più richieste nel primo semestre del 2012.

Saldamente al comando ci sono cuochi, camerieri e altre professione nel turismo, con 83.870 assunzioni, seguiti da 38.860 unità di personale “non qualificato nei servizi di pulizia e in altri servizi alla persona”, come colf e badanti. Al  terzo posto ci sono 19.780 tecnici amministrativi finanziari e bancari, mentre chiudono la classifica operai specializzati in edilizia e addetti all’accoglienza, informazione e assistenza alla clientela.

I posti migliori per trovare un posto? Secondo la fondazione Hume sono Roma (7,2% del totale delle offerte), Milano (6,6%), Napoli (3,9%), Torino (3,3%) e Verona (2,6%). Tra le Regioni, guida la classifica la Lombardia, con 99.500 assunzioni, seguita con un netto scarto da Emilia-Romagna, Veneto e Lazio.

Intanto, un’altra indagine condotta dal Forum Nazionale dei Giovani in collaborazione con il Cnel ha contato i professionisti italiani che tra il 1997 e il 2010 hanno lasciato l’Italia per andare a lavorare in altri paesi dell’Ue e quelli originari di altri paesi Ue che sono venuti a lavorare in Italia. Si scopre così che il saldo tra ingressi e uscite è positivo di circa mille unità e che a guidare la classifica degli arrivi sono oltre cinquemila romeni, il 44,4% del totale, soprattuto infermieri.

“Sembra esserci – notano i ricercatori – uno sbilanciamento in uscita per professionisti ad alto valore aggiunto e uno sbilanciamento in entrata sulle professioni con minor livello di studio. A saldi positivi (più entrate che uscite) per infermieri specializzati e generici, fisioterapisti, dentisti, estetisti, acconciatori fanno da bilanciamento i saldi negativi (più uscite che entrate) degli insegnanti di suola secondaria e di quelli di scuola primaria, dei medici, degli avvocati, dei veterinari, dei farmacisti, degli ostetrici, degli ottici e degli architetti”.

 

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