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90 mila regolari impiegati nei campi

Confagricoltura: "Indispensabili e professionali". 7mila aziende extraue Roma, 19 novembre 2009 – Mungitori indiani, potatori macedoni, risicoltori cinesi. L’agricoltura cambia e vuole crescere, ma questa volta senza seguire la via della bassa manovalanza, del lavoro nero, del caporalato. Lo sostiene Confagricoltura, nel corso del convegno ”Il lavoro ‘vero’ in agricoltura”

"Ci stiamo avviando – afferma il presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni- verso un percorso di integrazione del tutto singolare anche rispetto ad altri comparti produttivi dove il lavoro nero e’ meno presente. Specie nel Nord Italia, nelle imprese piu’ strutturate e organizzate, il sommerso cala e i lavoratori diventano indispensabili non solo per la loro disponibilita’, ma anche grazie a una professionalita’ sempre piu’ spiccata".

A dimostrarlo sono le migliaia di immigrati impiegati nelle produzioni agricole nazionali di massima eccellenza, con una forbice tra gli stipendi riservati agli italiani rispetto agli extracomunitari ridotta al 2% (dati Istat), ovvero circa 6 volte meno che nel settore manifatturiero. In tutto sono 90.000 i lavoratori dipendenti provenienti da Bangladesh, Marocco, India, Albania, Pakistan, Malawi, Tunisia, Sri Lanka

Di questi il 42% sono impiegati nella produzione delle colture arboree e nella raccolta della frutta, il 32% nella raccolta di ortaggi e pomodori, il 13% nell’allevamento, i restanti nell’agriturismo e nella vendita dei prodotti.

Se aumentano i braccianti, crescono anche le imprese a conduzione extracomunitaria, che negli ultimi 5 anni sono aumentate del 26,3% (fonte Unioncamere), nonostante le statistiche non comprendano ormai più i tanti lavoratori neocomunitari provenienti da Romania e Polonia.

Quasi 7mila aziende agricole, per la maggioranza condotte da albanesi, tunisini, serbi e montenegrini, macedoni e marocchini, cui si affianca una quota sull’emerso che nel 2008 sfiora il 13 per cento del totale degli addetti in agricoltura (fonte Inea).

Contro il lavoro sommerso in agricoltura, sottolinea ancora Confagricoltura, si può fare molto, a partire dalle scelte su sgravi fiscali e semplificazione burocratica. E in questo senso, secondo l’associazione, e’ importante la strada avviata con il sistema di pagamento attraverso i voucher, strumenti utilissimi sia a tutela dei lavoratori, sia delle migliaia di imprese agricole in regola.

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