Roma – 6 ottobre 2011 – Il reclutamento avviato la scorsa estate dai Comuni italiani per trovare coordinatori e rilevatori del Censimento 2011 è finito subito sotto accusa per discriminazione. Molti di quei bandi, infatti, inserivano tra i requisiti la cittadinanza italiana o comunitaria, tagliando fuori buona parte degli immigrati.
Succedeva così che gli stranieri in Italia, pur essendo necessariamente contati dal Censimento, non potessero contare. Una situazione stigmatizzata dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, e dichiarata illegale dalle sentenze di alcuni tribunali, tanto che molti Comuni (tra i quali Roma, Milano e Napoli) sono stati costretti a riaprire i bandi, ammettendo anche gli extracomunitari.
A Bologna, però, è come se non fosse successo nulla, nonostante si sia mosso anche il difensore civico per l’Emilia Romagna. La giunta guidata dal sindaco Virginio Merola (Pd) ha deciso infatti di ignorare il suo invito a modificare il bando, così come il parere dell’ Unar e le decisioni dei giudici.
Protesta la Cgil, che parla di “una posizione illegittima” e di “una grave e odiosa discriminazione nei riguardi di tutti coloro che, pur possedendo gli altri titoli di merito richiesti, difettano della cittadinanza italiana o comunitaria”. E in consiglio comunale si fa sentire Cathy La Torre (Sel), che definisce il caso “un enorme pastrocchio” e accusa l’amministrazione di “inaccettabile superficialità”.
Intanto, il censimento è partito. E all’ombra delle due Torri parlerà solo italiano.
Elvio Pasca