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“Centinaia di invisibili, tra angurie e pomodori, nei campi del Salento”

La denuncia di Flai Cgil: “In  nero, sfruttati, minacciati dai caporali. Ma le istituzioni fanno finta di non vedere e tengono chiuse le strutture di accoglienza”

Roma – 5 luglio 2012 – Arrivano da Senegal, Costa  D’Avorio, Ciad, Sudan, Burkina Faso, Egitto, Tunisia, Libia, Marocco.   E per tutti i mesi estivi raccolgono in Salento i pomodori e le angurie che   arrivano sulle tavole di tutta Italia.

Sono le centinaia di immigrati  che, stando ai dati diffusi oggi dalla Cgil e dalla   Flai Cgil in occasione della   presentazione della campagna ‘Gli invisibili nelle campagne di   raccolta’, lavorano in nero, sfruttati, sotto i caporali.  Nelle campagne di Nardo’, Galatina, Secli’, Copertino, Leverano,  Veglie e Porto Cesareo, secondo il sindacato, a dispetto di   460 lavoratori migranti stanziali impiegati come braccianti agricoli   in modo regolare, nel periodo luglio-agosto- settembre, per le grandi   raccolte ortofrutticole, si registra un incremento della presenza di   lavoratori pari almeno a 800 unita’ che vanno a sommarsi ai lavoratori  presenti tutto l’anno.

Eppure, pur essendo le  attivita’ di raccolta nel periodo estivo svolte quasi esclusivamente   da manodopera immigrata, le assunzioni per questa attivita’ risultano   addirittura in diminuzione, nel periodo estivo, rispetto alla media annua. Solo il 5% della manodopera extracomunitaria ha un regolare   contratto di lavoro, il 95% di questi lavoratori è in nero e riceve una paga giornaliera al di fuori  di ogni regola salariale, e il 95,6% di questi lavoratori, per poter lavorare, deve sottostare all’intermediazione illecita di manodopera da parte dei caporali.

“Per almeno 2/3   delle aziende agricole inserite negli ‘elenchi nominativi   trimestrali’, pur effettuando produzione di angurie/pomodori e   nonostante la certezza che i raccolti vengano eseguiti da centinaia di  lavoratori migranti, non figurano ufficialmente comunicazioni di   assunzione, presso il centro per l’impiego, di manodopera   extracomunitaria” denuncia Flai Cgil. Inoltre, “i   titolari di aziende agricole incrociano questa tipologia di lavoratori  solo ed esclusivamente attraverso i caporali, essi stessi   extracomunitari, i quali, invece, risultano regolarmente assunti   (poche decine in tutto) dalle stesse aziende agricole”.

“Riaprire la Masseria Boncuri”

Intanto, il sindacato chiede di riaprire la struttura di accoglienza allestita la scorsa estate presso la Masseria Boncuri, nelle campagne di Nardò. La prefettura ha deciso infatti di tenerla chiusa dopo che le associazioni dei datori di lavoro hanno prospettato uno scarso afflusso di manodopera, a causa della crisi.

“Dopo aver raggiunto dei risultati molto importanti -ha spiegato  Gino Rotella, segretario nazionale Flai Cgil- nel Salento per la   legalita’ nel lavoro in agricoltura, per i diritti dei lavoratori   migranti e per l’accoglienza, oggi assistiamo a uno sconcertante   arretramento: quest’anno i lavoratori non si vedono e non perche’ non   ci sono, ma perche’ alcune istituzioni del territorio hanno deciso di   ‘non vedere’. Sono visibilissimi ai caporali, alle aziende che li   sfruttano, ma non sono visti dalle autorita’, dai prefetti, dalle   istituzioni, dal mondo imprenditoriale serio con cui vogliamo cercare di interloquire per risolvere le questioni che i lavoratori immigrati pongono”.

E, secono Rotella, e’ “inaccettabile decidere di tenere chiusa   la struttura di accoglienza, giustificando sulla base di indicazioni   di una sola associazione datoriale (Coldiretti) che parla di crisi del  settore, ma che poi si contraddice palesemente quando, in altre   occasioni, la stessa pubblica dati che dicono che l’agricoltura e’   l’unico settore in netta controtendenza sul mercato italiano: +4,9%   del Pil, +7% delle esportazioni. Inoltre, l’Eurispes stima un aumento   dei redditi italiani in agricoltura del +11,4%”.

Duro anche il commento di Salvatore   Arnesano, segretario generale Cgil Lecce: “Boncuri deve riaprire.   Cosi’ si vanifica il lavoro fatto finora per i diritti dei braccianti   e la legalita’ in agricoltura, dalle liste di prenotazione nei centri   per l’impiego per regolamentare il reclutamento dei lavoratori ed   eliminare i caporali, al protocollo d’intesa per l’impiego della   manodopera nella produzione di prodotti ortofrutticoli per l’area   Nord-Ovest della provincia di Lecce”.

“Strumenti che non hanno senso -ha continuato il dirigente   sindacale- se i lavoratori non sono individuabili, se non c’e’ una   struttura di accoglienza dignitosa che li ospita nella stagione della   raccolta. Una soluzione va trovata, ormai con urgenza, insieme a tutte  le istituzioni. Perche’ i lavoratori a Nardo’ ci sono, a centinaia,   vivono in condizioni vergognose (basti pensare che non hanno nemmeno   l’acqua), e noi li renderemo visibili”.

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